L’8 dicembre 2020 Nagel ha presentato con successo la sua asta di arte asiatica. Una selezione ampia ed eterogenea, com’è uso della casa d’aste di Stoccarda, una tra le più intraprendenti in Europa anche nell’ambito delle arti cosiddette ‘orientali’.
Un lotto in particolare ha attratto la mia attenzione (e non solo mia…), il n. 371. Si tratta di una piccola (cm. 12,5 x 18,6 x 13,5) ma deliziosa scatola a tre scomparti in legno di zitan profusamente decorata sull’esterno delle pareti con motivi floreali e sul coperchio con una scena di daini al pascolo. L’ornato è stato realizzato con l’intarsio di filo d’argento, pietre dure di vario genere e madreperla. Stimata € 60.000-80.000, è stata infine aggiudicata a € 867.000, cifra comprensiva dei diritti d’asta. Non male.
La scatola era giustamente datata all’ultima parte della dinastia Ming, tra i periodi Jiajing (regno 1521-1567), Longqing (regno 1567-1572) e Wanli (regno 1572-1620), e audacemente attribuita a Zhou Zhu, l’artista che nel XVI secolo ha introdotto questa tecnica decorativa, contemporaneamente elevandola a vertici qualitativi mai più eguagliati.
Non molti dettagli biografici si conoscono a proposito di questo personaggio, se non che sia stato attivo a Yangzhou (provincia del Jiangsu), cittadina ubicata sulle rive dello Yangze e allo snodo finale del Grande Canale, crocevia commerciale di grande importanza e da sempre centro culturale tra i più vivi dell’intera Cina. La prima menzione che lo riguarda si trova nello Zun sheng ba jian (“Gli otto discorsi sul vivere”), un testo enciclopedico di Gao Lian pubblicato per la prima volta nel 1591. E’ noto inoltre che Zhou Zhi riuscisse ad ottenere la protezione di Yan Song (1480-1565), uno dei più potenti personaggi della corte di Jiajing, ed è perciò plausibile che lo stesso sovrano conoscesse le sue opere e che probabilmente ne possedesse qualcuna.
Non è quindi un caso che il maggior nucleo di manufatti nello stile di Zhou Zhu si trovi nel Palace Museum di Pechino, nel quale si conservano manufatti prevalentemente appartenuti agli imperatori cinesi.
A ulteriormente confermare queste notizie frammentarie esiste una scatola a lui attribuita – esitata da Sotheby’s l’8 ottobre 2010, lot 2192 – sulla quale compare un’iscrizione che fa riferimento al 1537 quale data della sua esecuzione.
Sembra che Zhou Zhu si dedicasse prevalentemente alla realizzazione di mobili, quali sedie, paraventi, tavoli e contenitori di vario genere, nei quali profondeva tutta la sua abilità nell’intarsio di pietre dure di vario genere (giada, malachite, agata, lapislazzuli, corniola), ma anche di corallo, corno, avorio, madreperla e metalli di diverso tipo. Così radicata è l’associazione tra questo artista e questa tecnica, che quest’ultima è anche nota come Zhou zhi (”realizzata da Zhou”) o, in alternativa, come baibao qian (“intarsio di cento oggetti preziosi”). Per la struttura Zhao Zhu utilizzava legni duri e pregiati quali lo zitan e il huanghuali, importati a caro prezzo dal sud della Cina e dalla penisola indocinese, ma esistono raffinati esemplari anche nel meno raro, ma altrettanto affascinante, legno rosso di betulla (vedi la scatola venduta da Sotheby’s Hong Kong il 3 aprile 2019, di sicura provenienza imperiale).
Queste tecniche – complesse ma di sicuro appeal – rimasero nel repertorio degli artisti cinesi anche nei secoli successivi. Tuttavia, i lavori di Zhou Zhu continuarono a fornire un modello imprescindibile, che non sarebbe in effetti mai stato superato. La sua attenzione nella scelta dei materiali da intarsiare, applicati in spessori diversi così che la scena raffigurata nel complesso sembri mostrare caratteri di tridimensionalità, fu ammirata e imitata da tutti coloro si cimentarono in seguito con questa tecnica decorativa.
Attualmente si conosce una sola opera firmata da questo artista, una scatola per pietra di inchiostro ornata sul coperchio con una scena di caccia mongola, sulla quale compare l’iscrizione Zhou Zhu Wumen (“Zhou Zhu di Wumen”). La scatola presenta anche un’altra iscrizione con la data del 1784 e la firma di Qianlong, nella quale l’imperatore attesta che Zhou Zhu la realizzò per conservare una pietra da inchiostro del periodo Xuande (regno 1425-1435) che a sua volta era copia di un manufatto risalente al periodo Song (960-1279).
Alla fine del XVIII – inizio del XIX secolo risale anche la preziosa testimonianza di Qian Yong (1759-1844), studioso e calligrafo di fama e autore del Luyuan congzhi (“Raccolta di aneddoti dalle passeggiate in giardino”), nel quale scrive che Zhou Zhu ha realizzato oggetti tra i più straordinari che lui stesso abbia mai visto.
Di tanto in tanto, opere che gli si possono attribuire emergono nell’ambito del mercato dell’arte, è accaduto anche lo scorso dicembre a Stoccarda. Sempre conseguono risultati economici di grande importanza, tra i quali spicca la cifra di oltre 2.000.000 di euro raggiunti dalla straordinaria scatola battuta da Sotheby’s Hong Kong il 4 aprile 2012 (lot 179), ritenuta da molti come il capolavoro dei capolavori di Zhou Zhu.