Sfogliando il catalogo online dell’asta dedicata all’arte giapponese organizzata da Bonham’s per il 13 settembre 2017 a New York, ho avuto il grande piacere di constatare la presenza nella selezione di un grande numero di lotti dedicati alle arti del periodo Meiji (1868-1912), Taishō (1912-1926) e Shōwa (1926-1989).
Questa scelta dipende evidentemente da vari fattori, non da ultimo – crediamo – la consapevolezza da parte delle più importanti case d’asta internazionali che le arti giapponesi tra il tardo Ottocento e il Novecento sono un mercato in crescita, forse anche di più rispetto alle manifestazioni artistiche più antiche del Paese del Sol Levante.
Con la fine del periodo Edo (1603-1868) ebbe inizio in Giappone una rivoluzione che investì tutti gli ambiti della cultura. Il paese, dopo un lungo ed estenuante isolamento, si aprì al resto del mondo, decidendo di volere entrare da protagonista nella comunità internazionale. Le sue arti risentirono profondamente di questa scelta, e per certi versi si adeguarono, ammiccando ai gusti di una vasta e variegata platea di acquirenti, soprattutto europei e statunitensi.
Tra i prodotti giapponesi di epoca Meiji realizzati esplicitamente per il mercato estero che ebbero maggiore successo, vi erano le ceramiche Satsuma, così note dal nome della provincia nell’isola meridionale di Kyūshū nella quale si produceva vasellame già da molti secoli. Tuttavia, sul finire del XIX secolo, il termine Satsuma identificò una produzione ceramica che non solo differiva (e non poco) dai pezzi più antichi, ma che in realtà era prodotta in diverse città dell’arcipelago, tra cui Kyoto, Osaka e Tokyo.
Elementi in comune erano l’utilizzo di una pasta ceramica molto raffinata e dal caratteristico colore beige, e una notevole profusione di dorature, in uno stile che aveva un impatto immediato su un Occidente allora in piena fase vittoriana.
Tra gli artisti specializzati nella realizzazione di vasellame Satsuma, Yabu Meizan (1853-1934) si conquistò il favore generale di critica e mercato grazie all’estrema raffinatezza delle forme e dei decori dei suoi manufatti. Aprì la sua bottega a Osaka nel 1880 e già nel 1885 vinse una medaglia alla quattordicesima Esposizione di Kyoto. La sua attenzione si rivolse allora agli acquirenti stranieri, soprattutto statunitensi, che poterono ammirare le sue opere alle Esposizioni internazionali alle quali partecipò, tra cui Parigi nel 1900, Saint Louis nel 1904 e Londra nel 1910.
La sua scelta vincente fu sicuramente quella di combinare un decoro esuberante per minuzia di dettagli e profusione d’oro, con la scelta di soggetti tipicamente giapponesi, apprezzati da chi avesse voluto portare nella propria casa anche un’eco di esotismo.
La qualità delle ceramiche di Yabu Meizan è perfettamente esemplificata da un grande vaso a sezione quadrata (h. cm. 36,7, base in legno non inclusa) offerto da Bonham’s al lotto 1286 per la ragguardevole cifra di partenza di $ 80.000-100.000, decorato con quattro grandi scene autonome, una raffigurante macachi tra ciliegi in fiore, una con un paesaggio invernale, una con una veduta autunnale e l’ultima con un gruppo di persone che si godono la fioritura dei crisantemi, il tutto incorniciato da deliziosi fregi vegetali e geometrici.
Gli esperti di Bonham’s hanno alzato l’asticella del prezzo di partenza di questo capolavoro Satsuma poiché convinti che esso sia stato realizzato come pezzo esemplificativo dell’atelier di Yabu Meizan per una importante occasione espositiva internazionale.