“La gente dice che sono un buon pittore, ma la mia calligrafia è meglio della mia pittura; qualcuno dice che sono un buon calligrafo, ma i miei sigilli intagliati sono migliori della mia calligrafia”.
Wu Changshuo (1844-1917) iniziò molto tardi a dipingere, quando aveva circa trent’anni. Prima, e fin dall’adolescenza, si era dedicato prevalentemente a intagliare sigilli e ad apprendere gli stili dei maggiori calligrafi della storia cinese. Era riuscito a studiare nonostante avesse vissuto un’infanzia molto travagliata, ottenendo anche un posto nell’amministrazione statale dopo aver superato gli esami governativi. La Cina si trovava allora in un periodo molto delicato della sua storia: non solo le fronde antimancesi cominciarono a ribellarsi contro il governo centrale di Pechino, ma anche le potenze straniere imposero all’impero una serie di sconfitte militari che ebbero come conseguenza l’imposizione di trattati a netto vantaggio dei vincitori, tra cui l’apertura agli occidentali di alcuni porti strategici del paese, come Shanghai.
Nato ad Anji, nella provincia dello Zhejiang, a qualche decina di chilometri da Hangzhou, Wu Changshuo si trasferì e visse gran parte della sua vita a Shanghai che a quell’epoca divenne la città più cosmopolita della Cina. Egli, perciò, insieme ai suoi concittadini, fu testimone diretto – e protagonista – del grande cambiamento cui andò incontro la società di quella città portuale. Un cambiamento che coinvolse anche gli artisti, che affrontarono quei momenti rinnovando profondamente la propria arte. Wu Changshuo fu tra coloro che maggiormente avrebbero dato impulso ad un dialogo tra i modi dell’arte tradizionale e la necessità di aggiornare lo stile alle nuove sollecitazioni provenienti questa volta non solo dall’interno del paese ma anche dal resto del mondo.
La sua formazione si era basata sullo studio dei classici della calligrafia cinese, e la sua aspirazione era quella di diventare un artista-letterato.
La sua abilità fu dunque quella di dare nuova linfa alla tradizione. Spronato dal suo amico Ren Bonian (anch’egli protagonista di quel momento della storia dell’arte cinese), Wu Changshuo concepì una pittura che è diretta filiazione della calligrafia. Nei suoi dipinti – a soggetto prevalente di fiori, frutti, composizioni di oggetti e uccelli – non solo compaiono usualmente brani di calligrafia, ma è lo stesso uso del pennello nella resa degli elementi della composizione a seguire le regole della scrittura. Il tratto a inchiostro nero ‘scrive’ anche quando delinea i contorni e i dettagli, che sia un fiore oppure un vaso. Le composizioni sono poi ravvivate da colori brillanti, ed è questa una delle novità principali rispetto alla pittura tradizionale. Wu Changshuo, e i suoi contemporanei più all’avanguardia, utilizzò una tavolozza come mai si era vista prima, luminosa e variegata, nella quale ai pigmenti classici si aggiungevano le colorazioni provenienti dall’Europa e dagli Stati Uniti. Questa è una delle caratteristiche della cosiddetta Scuola di Shanghai (Hai Pa), alla quale Wu Changshuo appartenne, che fu punto di riferimento cruciale per tutti i futuri sviluppi della pittura cinese nel Novecento