1000 oggetti sono tanti, tantissimi. Stipati poi, in una serie di vetrine, l’una di fianco all’altra, tra grandi, medi, piccoli, microscopici, 1000 oggetti possono sembrare ancor di più, 2000, 3000 o anche 100000! E non è solo questione del numero degli zeri, che tra 1000 e 100000 almeno due sono le questioni, degli zeri s’intende…
Eppure, visitando l’esposizione degli oggetti di arte estremo-orientale che domenica 13 marzo andranno in asta presso la San Giorgio di Genova, tra 1000, 2000, 100000 pezzi, ve n’era uno che, come direbbe il Poeta (?, si dice sempre così, ma di quale poeta in realtà si tratti nessuno, come me, sa mai niente), “rifulgeva di luce propria”.
Sto scrivendo del lotto n. 368. Una snuff bottle (una tipologia di manufatto cinese alla quale ho già dedicato un lungo articolo su questo sito) in metallo smaltato. Un oggetto piccolo, dunque, poiché, come si sa, di per se stesse queste bottigliette hanno sempre dimensioni contenute. Anzi, con i suoi 10 cm. questo esemplare è già ‘oversize’ rispetto alla media, poiché le snuff bottle solitamente non superano i 5-7 cm.. Tuttavia, il genere specifico al quale appartiene questa bottiglietta si distingue proprio per le misure non ordinarie, superiori di qualche tacca rispetto agli esemplari delle altre tipologie. Secondo alcune ipotesi, certi acquirenti nicotina-dipendenti – molto, molto viziosi, direi – preferivano queste snuff bottles più grandi per il semplice motivo che potevano contenere una maggiore quantità di polverina di tabacco, evitando così continue ricariche…

Snuff Bottle, 1723-1735, lot 368

Il materiale in cui è modellata questa snuff bottle è quindi un metallo, e più specificatamente il rame. La forma è ovaleggiante, ma piuttosto slanciata. Sull’intera superficie esterna si svolge una complessa decorazione a smalti policromi (rosa, verde, bianco, turchese, viola e nero) su fondo giallo, consistente in una composizione di fiori di peonia (mudan) e frutti di melograno (shiliu) con racemi, tra i quali si inserisce vistosamente un pipistrello (fu), nella tradizionale cultura cinese simbolo e augurio di felicità. Il tappo, in metallo dorato, è a calotta emisferica, lavorato a sgusci per rendere la suddivisione in petali di una corolla di fiore.
Sulla base, rivestita di smalto bianco, sono vergati su linea orizzontale a inchiostro bruno quattro ideogrammi, che insieme costituiscono un’indicazione sul periodo di realizzazione di questa snuff bottle. Si leggono “Yongzheng nianzhi”, e fanno quindi riferimento all’imperatore Yongzheng, regnato tra il 1723 e il 1735, nel corso dunque della dinastia Qing (1644-1911).
Questa pregevole snuff bottle ha strettissime analogie tecniche e stilistiche con un gruppo di bottigliette già molto note ai collezionisti e agli studiosi specializzati in questo argomento della storia dell’arte cinese.
Esemplari del tutto simili a questo sono stati infatti pubblicati in: V. Jutheau, Guide du Collectioneur de Tabatières Chinois, Parigi 1980, p. 55; J. G. Ford, Chinese Snuff Bottles. The Edward Choate O’Dell Collection, Baltimora 1982, n. 96; A. Brody, Old Wine into Old Bottles. A Collector’s Commonplace Book, Hong Kong 1993, p. 56; H. Moss – V. Graham – K.B. Tsang, The Art of the Chinese Snuff Bottle. The J & J Collection, New York – Tokyo 1993, n. 181; The Meriem Collection. Important Chinese Snuff Bottles. Part II, catalogo vendita Christie’s, 10 marzo 2008, New York, lot 261.
Tra tutte queste snuff bottles citate, evidentemente realizzate nello stesso ambito artistico, solo quella pubblicata a suo tempo dalla Jutheau reca un marchio, in tutto uguale a quello presente anche in questo pezzo offerto dalla San Giorgio. Le altre non hanno invece alcuna marca; quella della raccolta J & J ha invece sulla base la stilizzazione di una corolla floreale in smalto blu. Tuttavia, gli stessi quattro ideogrammi a inchiostro bruno che fanno riferimento a Yongzheng, compaiono in almeno un’altra bottiglietta in metallo smaltato appartenuta alla collezione Blair (M.C. Hughes, The Blair Bequest. Chinese Snuff Bottles from the Princeton University Art Museum, Baltimora 2002, n. 348). Pur essendo quest’ultimo pezzo decorato con soggetti e smalti diversi, la sua forma e il suo stile decorativo nel complesso mostrano evidenti analogie con le altre snuff bottles del gruppo.

Snuff Bottle, 1723-1735, lot 368, particolare del marchio

Nonostante in alcune delle voci bibliografiche ricordate le bottigliette di questo gruppo siano datate genericamente al secondo quarto del Settecento (1725-1750), pare ormai assodato che esse vadano invece datate a quel ristretto arco cronologico indicato dall’iscrizione che compare su alcune di loro, ovvero tra il 1723 e il 1735.  Il tipo di smalti queste bottigliette è infatti coerente con quello che compare sui manufatti in metallo smaltato di quel periodo. Si tratta dunque di un’applicazione molto precoce delle tecniche di smaltatura su metallo acquisite dai cinesi per tramite degli europei, soprattutto di quei gesuiti che dalla fine del Seicento furono ammessi a corte dall’imperatore Kangxi (regno 1662-1722) per le loro conoscenze scientifiche e artistiche. Agli stessi europei si deve anche l’introduzione in Cina dello smalto rosa che compare prepotentemente anche in queste snuff bottles, il cui usò influenzerà prepotentemente il gusto artistico cinese.
E’ ormai accettato dalla critica anche che questo tipo di snuff bottles fosse eseguito in una delle botteghe della città di Guangzhou, più nota agli occidentali col nome di Canton. In queste cittadina, che fu porto commerciale di vitale importanza nella storia degli scambi tra la Cina e l’Occidente, erano infatti attive maestranze altamente specializzate nella realizzazione di manufatti artistici in metallo decorato a smalti policromi. Tale era l’abilità di questi artisti-artigiani che gli stessi imperatori residenti a Pechino commissionavano loro oggetti di vario genere tra cui le snuff bottles, sulle quali poteva così essere vergata la loro marca di regno (nianhao). Nella stessa capitale, forse all’interno del recinto della Città Proibita era pure presente una manifattura di oggetti in metallo smaltato. Tuttavia, le opere realizzate nella capitale si distinguono da quelle di Canton per uno stile meno esuberante ma più potente, più stilizzato e meno frastagliato. Queste differenze si notano in particolare proprio negli ornati floreali, certo meno elaborati nelle opere realizzarte a Pechino rispetto a quelle eseguite a Canton. Inoltre, la particolare forma che caratterizza la snuff bottle offerta dalla San Giorgio, e gli altri esemplari del nucleo al quale appartiene, si ritrova spesso nel repertorio degli artigiani di Canton, mentre è del tutto assente in quello dei maestri di Pechino.
In conclusione questa bottiglietta è un oggetto prezioso e raro, secondo definizioni gergali molto in voga nei cataloghi d’aste. Tuttavia, mai come in questo caso tali termini sono riescono a spiegare il reale valore di un manufatto artistico. Posso io inoltre aggiungere che questa snuff bottle è molto significativa anche da un punto di vista storico-artistico, qualità che rende meno evidenti alcuni piccoli difetti di conservazione che pure non si possono non notare.
Non è opportuno che mi dilunghi su quotazioni, stime, prezzi e valutazioni, poiché in più di un’occasione ho espresso la mia opinione su questo aspetto. Mi limito dunque ai dati. La San Giorgio offre questo capolavoro ad un prezzo di partenza di Euro 600-900. L’analogo esemplare della collezione Meriem battuto da Christie’s nel 2008 è stato aggiudicato per $ 73000. In questo caso, il numero degli zeri non è fattore che si possa sottovalutare…