In occasione di Asian Week London (5-14 novembre 2015), gli amici Jorge Welsh e Luísa Vinhais hanno organizzato un’esposizione intitolata China of All Colours: Painted Enamels on Copper, dedicata perciò ai manufatti artistici in rame smaltato prodotti in Cina a partire dal XVIII secolo. Il titolo della mostra, così come del catalogo che l’accompagna, riprende un’esternazione dell’ambasciatore britannico Philip Dormer Stanhope, il quale descrisse così gli oggetti cinesi in metallo smaltato nel 1728: fu il primo europeo a esprimere un giudizio su quei manufatti.
La tecnica di smaltare a pennello il rame fu introdotta in Cina dagli europei, che già la coltivavano da diversi secoli (si pensi agli smalti di Limoges). Com’è tradizione dei cinesi, nel volgere di pochi anni gli artisti e gli artigiani del Regno di Mezzo riuscirono ad impadronirsi della tecnica. Iniziò così una produzione destinata in parte all’esportazione verso l’Europa, in parte al mercato interno: oggetti smaltati raggiunsero anche Pechino e la corte dell’imperatore. Centro di produzione privilegiato era la città portuale di Canton, nel sud della Cina, dove avevano base le varie Compagnie delle Indie Orientali europee. Ma anche a Pechino, all’interno del recinto della corte imperiale, dove erano collocate le manifatture artistiche promosse dai sovrani, si realizzava vasellame in metallo decorato a smalti policromi: i prodotti della capitale erano ovviamente caratterizzati da una qualità eccezionale, poiché prevalentemente destinati ad essere utilizzati dai membri della corte. Tuttavia, non è sempre così facile distinguere gli smalti prodotti a Pechino da quelli realizzati a Canton.
Gli studi su questo argomento sono infatti ancora in fase embrionale e, proprio per questo, la mostra organizzata da Jorge Welsh e il catalogo che l’accompagna costituiranno negli anni a venire uno strumento di imprescindibile utilità per conoscere ed apprezzare questo affascinante filone dell’arte cinese di epoca Qing.