Oggi vorrei, attraverso un esempio concreto, darvi una ricetta per preparare una mostra che sia godibile, susciti delle emozioni e magari insegni anche qualcosa.
Partiamo.
Difficoltà:
variabile, molto dipende da quanto entusiasmo abbiate.
Tempo di preparazione:
qui l’esperienza aiuta, più ne avete e meno tempo impiegherete.
Ingredienti:
- delle opere interessanti, ad esempio dei netsuke, non è indispensabile che siano molte, l’importante è che siano ben selezionate;
- uno spazio espositivo adeguato, le dimensioni non contano, soprattutto se esso si trova all’interno di un museo che di per sé è scrigno di tesori, come ad esempio il Museo Amedeo Lia di La Spezia;
- fantasia, questa si che è indispensabile;
- entusiasmo, anche questa è condizione sine qua non;
- professionalità;
- un pizzico di coraggio;
- sushi e té q.b.
Preparazione:
Prendete uno dei maggiori collezionisti d’arte che siano esistiti in Italia nel Novecento, Amedeo Lia, conoscitore appassionato e mecenate, tanto lungimirante da aver donato alla sua città la sua straordinaria raccolta, esposta in un museo civico che è fiore all’occhiello di quella comunità; indagate tra le sue innumerevoli passioni, e troverete tesori anche tra i beni che non compaiono nel percorso museale, ad esempio una piccola ma interessante collezione di netsuke; chi guida il museo, il direttore Andrea Marmori e la curatrice Francesca Giorgi, ne intuisce il potenziale e decide di organizzare la mostra; passo immediatamente successivo, contattare qualcuno che s’intenda di netsuke: trovato! Francesco Morena, sembra che lui ne sappia qualcosa di quell’arte giapponese sopraffine; insieme, i tre decidono quali pezzi esporre, Francesco Morena scrive i testi che andranno a formare il catalogo che accompagna l’esposizione, Francesca Giorgi cura l’organizzazione della mostra, seguendo la fotografia e l’allestimento della sala (un elegante grigio scuro per le pareti ravvivato da rosso intenso, teche cubiche), inserendo qua e là nell’ambiente delle note di colore che possano attrarre l’interesse dei visitatori (gigantografie di dettagli dei netsuke, riproduzione dei caratteri delle firme degli autori dei pezzi).
Qualche settimana di gestazione e lavoro, et voilà, il gioco è fatto!
Il risultato è una piccola mostra, molto ben curata, tutta da gustare, vivace per allestimento e opere esposte che sicuramente, a giudicare dall’entusiasmo dimostrato dal pubblico intervenuto all’inaugurazione del 21 dicembre, lascerà un segnetto nella memoria degli spezzini che la visiteranno.
P.S.
Alla riuscita della mostra ha contribuito senz’altro anche Amedeo Lia, nonostante risieda attualmente in un posto a noi sconosciuto, lontano, lontano, lontano.
Era sicuramente presente allorché ricevetti la telefonata di Andrea Marmori e Francesca Giorgi durante la quale mi proposero di partecipare al progetto di mostra. I tempi erano stretti, ma non ebbi tentennamenti ad accettare l’invito, poiché io quei netsuke già li conoscevo, li avevo visti, maneggiati e studiati insieme all’ingegner Lia qualche anno fa, poco prima che – ahinoi! – decidesse di trasferirsi per sempre. Ho avuto così l’occasione di ricordare quei momenti trascorsi insieme a lui nella sua bellissima casa, chiacchierando amabilmente di arte e bellezza, in un’occasione davanti alla spigola più buona che abbia mai assaggiato.
Ma questa è un’altra ricetta, che un giorno o l’altro spero di poter condividere con voi.