La seconda metà dell’Ottocento fu per la Cina un periodo storico piuttosto complicato. Non solo il paese stava soffrendo le conseguenze di un profondo declino economico, politico e sociale che aveva ragioni interne, ma doveva inoltre fare i conti con le continue aggressioni delle potenze europee in famelica ricerca di nuovi mercati commerciali in Asia.
Il compromesso più remunerativo per gli occidentali che il governo cinese dovette accettare fu la firma nel 1842 del Trattato di Nanchino, all’indomani della fine della Prima Guerra dell’Oppio (1839-1842) vinta dall’impero britannico. Con quell’accordo, a solo vantaggio degli inglesi, la Cina si impegnava ad aprire al commercio cinque suoi porti (Guangzhou, Fuzhou, Xiamen, Ningbo e Shanghai) mentre Hong Kong divenne protettorato della corona.
Shanghai, in particolare, iniziò in quegli anni la sua ora lunga storia di città cosmopolita, punto di approdo di un’umanità molto variegata. Dalle campagne circostanti, in molti si trasferirono presso il delta del Fiume Azzurro, in cerca di nuove opportunità.
Successe nel 1855 anche a Ren Yi (1840-1895), meglio conosciuto con il suo nome di cortesia Ren Bonian, il quale era nato a Shaoxing, cittadina nella limitrofa provincia dello Zhejiang. A Shanghai, il giovane Ren trovò un’atmosfera vivace, anche dal punto di vista artistico. Per lui, che aveva appreso i rudimenti della pittura e della calligrafia dal padre, artista legato alla tradizione, la città offriva una miriade di inediti approcci culturali. Tuttavia, i primi tempi non furono per nulla facili, e sembra infatti che egli all’inizio sbarcasse il lunario realizzando dipinti nello stile dei pittori più alla moda al tempo, falsificandone la firma e spacciandoli come opere autentiche di quegli autori.
Il giovane Ren aveva però molto talento, e non ci volle molto perché fosse notato, iniziando così un percorso artistico che lo avrebbe reso negli anni successivi come uno dei più influenti esponenti della cosiddetta Scuola di Shanghai.
La pittura della sua maturità riflette in pieno il clima culturale della città in cui egli visse. Dal punto di vista formale, essa mostra caratteri di quella ibridazione tra i modi della pittura tradizionale cinese e l’uso delle tecniche europee, conosciute attraverso le numerose opere che giungevano in quel porto da ogni luogo del mondo.
Si veda, ad esempio, il Ritratto di Gao Yong, egli stesso artista, che Ren Bonian immortalò di profilo con gli strumenti della pittura posati in una cesta ai suoi piedi. Mentre i contorni della figura sono resi attraverso pochi ma decisivi tratti di pennello, alcuni più spessi altri più sottili, e l’abito ha rare campiture, a sfruttare il colore neutro della superficie nuda a sua disposizione, secondo artifici tipici della pittura cinese, nel volto si nota invece un uso diffuso del chiaroscuro e delle ombreggiature di ispirazione occidentale, più adatti per certi versi a illustrare il moto psicologico dei tempi moderni, come avevano già intuito Ren Xiong (1823-1857) e suo fratello Ren Xun (1835-1893), due altri protagonisti della scena artistica di Shanghai in quegli stessi anni.
Se il ritratto fu certo il genere in cui eccelse, Ren Bonian si confrontò con pari efficacia anche nella pittura di argomento storico e in quella di ‘fiori e uccelli’. Il suo approccio era in ogni caso sempre innovativo, libero da convenzioni e attento alle dinamiche di una società nel pieno di un cambiamento epocale.