Ancora a proposito della mia brevissima trasferta a Pechino, mi piace segnalare un’opera che mi ha moltissimo incuriosito, se non sorpreso.
La sua presenza brillava di fulgidissima luce propria nella mostra intitolata The Meeting of Chinese and Western Art. Nineteenth-Century Images of Macao and Guangdong in the Context of the Maritime Silk Road, organizzata presso il CAFA Museum, il museo di pertinenza dell’Accademia di Belle Arti di Pechino.
Il tema della mostra è dunque l’influenza che l’arte europea ha avuto su quelle regioni meridionali dell’impero cinese, strategiche dai punti di vista economico, politico e culturale.
Canton e Macao hanno infatti svolto per secoli un ruolo fondamentale nello scambio di dati tra i paesi europei e il Regno di Mezzo, grazie al principio di tolleranza applicato dal governo centrale di Pechino che acconsentì alle Compagnie delle Indie Orientali di utilizzare i porti di queste città come sedi di rappresentanza.
E ancora, Canton e Macao furono anche porti di arrivo di molti di quei missionari che a partire dal XVI secolo si trasferirono in Cina per divulgare il credo cristiano.
Tra questi, Giuseppe Castiglione (1688-1766), che fece tappa nella regione del Guangdong prima di raggiungere Pechino dove l’attendeva l’imperatore Kangxi (regno 1662-1722), il quale aveva esplicitamente richiesto l’arrivo di un pittore europeo per la sua corte.
Dal 1715 – e per l’intero resto della sua vita – Castiglione, che assunse anche il nome cinese di Lang Shining, avrebbe lavorato nei laboratori artistici all’interno della Città Proibita, il palazzo imperiale, per conto dapprima di Kangxi, quindi di Yongzheng (regno 1723-1735) e infine per Qianlong (regno 1736-1795).
Per quest’ultimo, in particolare, Giuseppe Castiglione realizzò alcuni ritratti ufficiali che rappresentano al meglio la figura di questo sovrano illuminato, amante delle arti tutte.
Qianlong era un grande ammiratore della cultura artistica europea, e promosse di conseguenza un’estetica in cui trovassero posto anche accenni a quel gusto.
Nato a Milano e formatosi a Genova, Castiglione era dunque un artista a suo agio con le tecniche e i principii tradizionali della pittura europea. Eccelleva nella pittura a olio, sperimentava la prospettiva matematica e rifiniva con il chiaroscuro e le velature. Procedimenti questi che non appartenevano alla pittura classica cinese, molto più improntata sulla pennellata calligrafica e l’utilizzo di colori privi di sfumato.
L’abilità di Castiglione, il motivo del suo successo, fu perciò la sua capacità di concepire una pittura innovativa in cui i canoni europei si miscelassero con quelli cinesi. Un esperimento che piacque molto a Qianlong, che soprattutto apprezzava la verosimiglianza dei ritratti dell’artista italiano.
Tuttavia, pur restituendo un’immagine fisiognomica piuttosto aderente al vero, i ritratti di Castiglione – realizzati con l’utilizzo di tecniche e materiali cinesi – conservano pur sempre un approccio ideale alla raffigurazione, così come previsto dalla rigida etichetta di corte in materia di iconografia relativa al Figlio del Cielo, l’imperatore per l’appunto.
Orbene, tenendo presenti questi presupposti, l’opera che ho visto in mostra a Pechino non poteva altro che sorprendermi.
Si tratta infatti di un ritratto di uomo a mezzo busto, realizzato a olio su carta (cm. 62,6 x 51).
Il personaggio è raffigurato di tre quarti, con lo sguardo leggermente rivolto verso la destra dello spettatore. Indossa un soprabito di colore nero imbottito di pelliccia bianca e abbottonato nel mezzo; un pellicciotto marrone al collo; la testa protetta da un ampio copricapo di stile tradizionale anch’esso rivestito di pelo, sormontato da pinnacolo rosso, probabilmente in seta.
L’ovale del volto scandito da pizzetto e baffi lunghi; le orecchie e il naso puntuto arrossati alle estremità, per effetto del freddo; le pupille scure incastonate nel taglio sottile degli occhi.
Si tratta con tutta evidenza di un dipinto di puro stile europeo, nel quale non è presente alcun artificio tipico della pittura cinese.
Eppure, sembra che l’autore di quest’opera sia proprio Giuseppe Castiglione, che l’avrebbe dipinta intorno al 1756-1757, mentre si trovava a Pechino.
E inoltre, appare chiaro che il ritrattato sia proprio l’imperatore Qianlong.
E infatti, nonostante l’utilizzo di tecniche diverse, la somiglianza fisica tra il personaggio in questo dipinto e gli altri ritratti noti e certi di Qianlong sono inequivocabili.
Quello che sorprende di quest’opera è che essa esuli completamente dai canoni della ritrattistica ufficiale alla corte di Qianlong la quale, come sopra accennato, rispondeva a regole rigidissime.
Non era infatti possibile che un ritratto mostrasse imperfezioni nella persona del Figlio del Cielo, divinità ella stessa. Non era ammissibile che il sovrano fosse rappresentato con rossore, rughe, segni di stanchezza, agli occhi dei suoi sudditi sarebbe parso come un segnale della sua umanità, e quindi della sua debolezza.
E’ perciò chiaro che quest’opera fosse una richiesta personale, e segreta, di Qianlong a Castiglione, al quale fu concesso addirittura di ritrarre l’imperatore ad una distanza ravvicinata, in una o più sedute, secondo i modi della ritrattistica europea, del tutto estranei alla pittura di corte cinese.
Per questi motivi, il dipinto attualmente in mostra a Pechino, è un’opera di eccezionale importanza storico-artistica e, a meno di futuri ritrovamenti, esemplare unico di ritratto all’europea di un imperatore cinese.
L’opera appartiene al Museum of Contemporary Art (MOCA) di Yinchuan.
Ho visitato questa città, la capitale della regione autonoma del Ningxia, nel 2014, anche in quell’occasione per tenere una conferenza sul tema delle reciproche influenze tra arte europea e arte cinese.
A quel tempo, il MOCA non era stato ancora inaugurato, ma già molte personalità si stavano muovendo per acquisire opere.
Nel giro di quasi dieci anni, il museo è riuscito a mettere insieme una notevole collezione di arte antica che funge da prologo alle raccolte di arte contemporanea.
Grazie alla generosità di Liu Wenjing, collezionista e di fatto proprietario e maggiore finanziatore del MOCA, il museo di Yinchuan è riuscito a farsi largo a buon diritto tra le istituzioni artistiche cinesi più attive e innovative.
L’organizzazione nel 2024 della mostra al CAFA Museum di Pechino è il più recente risultato di questo percorso, e non è poco.
Poter inoltre vantare tra le proprie collezioni un capolavoro come il ritratto di Qianlong eseguito da Giuseppe Castiglione, è conferma di un successo assicurato.
Tuttavia, sono convinto che in molti tra gli studiosi di arte e cultura cinese nel mondo abbiano sollevato dubbi sull’autenticità di quest’opera, non tanto per la sua qualità che è senz’altro altissima, quanto invece per l’assenza di informazioni sulla sua provenienza.
Ho provato a indagare tra gli amici incontrati a Pechino, ma non sono riuscito a sapere molto, se non che sia stato acquistato in Europa (o Stati Uniti, “overseas”, mi hanno detto) ad una cifra spaventosa.
Non avevo dubbi…