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Placca in porcellana con paesaggio in ‘bianco e blu’. Cina, 1813. Shanghai Museum.

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Piatto con decorazione europea. Cina, regno di Qianlong.

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Zuppiera con stemma europeo. Cina, regno di Qianlong. Shanghai Museum.

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Fontana da parete in porcellana. Cina, regno di Yongzheng. Pechino, The Palace Museum.

Alla fine è accaduto, e non poteva essere altrimenti.
Il Museo di Shanghai, uno tra i maggiori centri museali in Cina, imprescindibile punto di riferimento internazionale per lo studio dell’arte cinese, ha dedicato una mostra alle porcellane cinesi da esportazione. Intitolata Treasure of the Trade. Ming-Qing Export Porcelain, si è tenuta tra il 7 agosto 2015 e il 4 gennaio 2016. L’esposizione constava di circa 160 pezzi provenienti dalle collezioni dello Shanghai Museum e del Palace Museum di Pechino. La raccolta del Museo di Shanghai si è formata negli ultimi anni, grazie soprattutto alle elargizioni di collezionisti privati non cinesi, tra cui l’olandese Henk Nieuwenhuys che ha donato 36 porcellane tra quelle esposte in mostra.
Nel percorso si racconta dunque l’affascinante storia di contatti e relazioni commerciali e culturali tra il Grande Impero e il resto del mondo, nel periodo compreso tra il 1368 – anno di fondazione della dinastia Ming – e il 1911, con il quale si concluse la dinastia Qing. Oltre cinquecento anni durante i quali la porcellana cinese ha costituito uno dei più ambiti prodotti del mercato globale. Nelle fornaci di Jingdezhen, Zhangzhou e Dehua si realizzarono milioni di manufatti destinati all’esportazione. Dapprima, fino all’inizio del Cinquecento, i pezzi erano inviati principalmente negli altri paesi dell’enorme bacino asiatico, dal Giappone all’Indonesia, mentre una parte raggiungeva l’India, i paesi arabici e le coste orientali dell’Africa. Poi, con l’arrivo dei Portoghesi e la formazione delle varie Compagnie delle Indie Orientali, la porcellana cinese fu esportata soprattutto in Europa e in seguito, dall’Ottocento, negli Stati Uniti d’America.
Gli acquirenti stranieri della porcellana cinese ne ammiravano soprattutto la finezza dell’impasto, la sottile invetriatura trasparente e il decoro a smalti policromi. In un’epoca in cui ancora molto poco si sapeva riguardo a quella civiltà, proprio le decorazioni che ornavano i manufatti provenienti dall’Estremo Oriente costituivano una imprescindibile fonte di conoscenza su quei popoli. Gli alberi, i fiori, gli animali, gli uccelli, gli oggetti e i personaggi raffigurati sulle porcellane ampliarono gli orizzonti degli europei su quei luoghi lontani e misteriosi, stimolando da una parte la ricerca scientifica e dall’altra la fantasia e il desiderio di evasione.
Questa mostra rappresenta, a mio parere, un punto di svolta non solo nell’ambito della storia dell’arte ma anche nelle prospettive del mercato dell’arte in Cina.

Fino a questo momento, infatti, l’attenzione dei compratori cinesi si era focalizzata prevalentemente, se non esclusivamente, sull’acquisto di manufatti strettamente legati alla corte imperiale. Nonostante, infatti, le maggiori case d’aste internazionali non abbiamo mai smesso di inserire nei loro cataloghi di vendita di arte cinese anche piccole sezione dedicate all’arte da esportazione, i risultati sono stati finora deludenti. Tuttavia, ho sempre auspicato che questo trend potesse ad un certo punto cambiare, per motivi piuttosto ovvi. Da una parte la quantità di oggetti imperiali presenti in collezioni europee e statunitensi avrebbe dovuto ad un certo momento diminuire: è fisiologico, chi ha potuto ha venduto nel momento migliore col conseguente calo drastico di materiali ‘freschi’ per il mercato. Così, gli interessi dei collezionisti si sarebbero dovuti per forza di cose spostare verso altri generi artistici. Dall’altra parte, il livello culturale della classe media cinese è esponenzialmente cresciuto negli ultimi anni, così che c’è sempre maggiore attenzione verso certi fenomeni artistici del passato finora poco promossi: in conseguenza, una parte consistente dei nuovi collezionisti dimostra grande interesse per quegli oggetti che non solo hanno un loro intrinseco valore artistico, ma che raccontino una storia. Proprio come le porcellane da esportazione, in molti casi capolavori per modellato e decorazione, ma sempre testimonianze di un tempo aurorale di relazioni tra Asia ed Europa.
Questo inedito interesse dei cinesi per la porcellana da esportazione può inoltre essere un’occasione di soddisfazione economica per tutti coloro i quali possiedano questo genere di manufatto. E sono in tanti, considerando che era questo il genere di vasellame estremo-orientale che raggiungeva l’Europa nei secoli passati, mentre solo raramente arrivavano porcellane imperiali, oggetto invece di un collezionismo europeo solo dalla fine dell’Ottocento, che – oltretutto – poco ha appassionato gli italiani, soprattutto se si mette a confronto con ciò che accadeva contemporaneamente in Inghilterra e Francia.