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Pan Tianshou, “Questa terra così meravigliosa”, 1959. Pan Tianshou Memorial Museum.

Sfogliando un volume sulla pittura cinese del Novecento, mi sono imbattuto nella riproduzione di questo dipinto.

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Pan Tianshou al lavoro, 1964.

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Pan Tianshou, Pino, rocce e padiglioni, Christie’s Hong Kong 25-26 novembre 2013.

E’ un’opera di una semplicità imbarazzante, che esprime tuttavia una potenza lirica straordinaria. E’ un dipinto ma è anche un disegno, nel senso che noi europei attribuiamo a quest’ultima definizione. L’artista ha infatti costruito l’immagini a partire dallo scheletro della composizione, utilizzando l’inchiostro nero (come una matita) per creare i cardini della scena: lo scorcio di roccia, i fusti di albero e la barchetta di pescatori in primo piano, lo sperone montuoso e i padiglioni nella parte superiore del foglio; tra loro l’elegante sequenza di caratteri disposti su due file parallele in orizzontale, e in conclusione il sigillo rosso in basso a sinistra.
Ha poi illuminato lo scarno paesaggio calligrafico con pallide stesure di pochi colori, vividi nonostante il tono fluido, acquerellato: indaco, verde acquamarina, giallo-ocra e rosso. Accostamenti eleganti, nonostante non tentino di aderire alla realtà delle cose. E’ come infatti se l’azzurro del cielo e del mare siano andati a riflettersi sulla roccia, così che l’atmosfera e le acque possano rivelare la loro più intima trasparenza. E’ un semplice alternarsi di vuoti e pieni, secondo formule tipiche della pittura tradizionale cinese, grazie al quale anche quelle superfici a disposizione della pittura lasciate intenzionalmente intonse possano contribuire al dialogo tra gli elementi della composizione. Si tratta dunque di un processo pittorico piuttosto elementare che, tuttavia, è cifra stilistica caratteristica dell’arte estremo-orientale.
Perciò, nonostante l’atmosfera matissiana, questo dipinto non potrebbe essere stato concepito altro che da un artista cinese. E’ pure molto probabile che Pan Tianshou (1897-1971), autore di questo delizioso dipinto, conoscesse l’opera di quel maestro francese e degli altri pittori occidentali sperimentatori nell’uso delle potenzialità del colore, ma la poetica di questo paesaggio è prima di tutto intrisa di ‘cinesità’. Pan Tianshou è considerato infatti uno dei protagonisti della pittura cinese del Novecento, ed in particolare di quella pittura legata alla tradizione. Nonostante rinnovasse il linguaggio classico adattandolo alla propria personalità (e questo dipinto è viva prova di questa sua predisposizione), egli fu infatti convinto sostenitore della superiorità dei metodi della pittura del passato. Nel dibattito allora vivissimo negli ambienti culturali cinesi sull’opportunità di assimilare i modi e le tecniche della pittura occidentale che sola poteva soddisfare il desiderio di realismo dell’arte legata alla politica e al sociale, Pan Tianshou rimase fedele ai canoni antichi già teorizzati nello Jieziyuan Huazhuan, il “Manuale del giardino grande quanto un granello di senape”, il testo di riferimento per i pittori cinesi pubblicato all’inizio della dinastia Qing (1644-1911).
Pan Tianshou fu artista ma anche insegnante e autore di numerosi libri e articoli di teoria della pittura. Riscosse un grande successo quando era ancora in vita, ma patì enormemente durante gli ultimi anni allorché fu accusato di essere un reazionario durante la Rivoluzione Culturale. Fu allora che subì ingiurie, torture ed umiliazioni finché non sopraggiunse la morte.
Le opere di Pan Tianshou raggiungono attualmente quotazioni piuttosto importanti, e si inseriscono perfettamente nel sempre crescente mercato della pittura cinese del Novecento. Tra le ultime e più importanti aggiudicazioni, si ricorda quella del paesaggio con Pino, rocce e bambù presso Christie’s Hong Kong del 25-26 novembre 2013, venduta alla notevole cifra di 596.000 $.