La porcellana cinese è una delle più straordinarie conquiste tecnologiche ed estetiche nell’intera e lunghissima storia dell’umanità. Le sue più specifiche caratteristiche (candore dell’impasto, sottigliezza delle pareti, sonorità, brillantezza e trasparenza dell’invetriatura, decori di mirabile eleganza e raffinatezza) hanno entusiasmato fin dal XIV secolo, e continuano a tutt’oggi ad attrarre stuoli di ammiratori in tutto il mondo, alcuni dei quali disposti a spendere cifre inusitate pur di possedere uno di quei capolavori.
Nonostante impasti ceramici molto simili per composizione alla porcellana siano stati sperimentati in Cina fin dal IX-X secolo, le origini della produzione di porcellane cinesi si situano nel corso della dinastia Yuan (1279-1368), allorché le fornaci imperiali di Jingdezhen iniziarono a cimentarsi con la cottura di queste nuove miscele terrose. Da allora la produzione non si è più fermata, e tuttora la cittadina nella provincia dello Jiangxi è forse il più produttivo sito ceramico del mondo. Da quel tempo, per quasi settecento anni, i ceramisti cinesi non hanno mai smesso di sperimentare, inserendo i numerosi tasselli di una storia bellissima.
Pur non essendo facile stilare una classifica dei periodi migliori nella storia della porcellana cinese, si può però affermare che l’inizio della dinastia Ming (1368-1644), e in particolare il XV secolo, sia stato un’epoca in cui si produsse un vasellame di particolare pregio. Le porcellane realizzate negli anni dei regni di Yongle (1403-1424), Xuande (1426-1435), Chenghua (1465-1487) e Zhengde (1506-1521) sono capolavori conclamati, per la perfezione di impasto e invetriatura, per la brillantezza del decoro in blu di cobalto proveniente dalla Persia steso sotto coperta. Le volute floreali, gli animali, i personaggi e i draghi che ornano queste porcellane sono dipinti con una disinvoltura disarmante. Soprattutto su quei pezzi destinati alla corte imperiale, i quali si distinguono non solo per la qualità superiore, ma anche per la costante presenza sotto la base del nianhao, ovvero la marca a quattro o a sei caratteri con il nome del sovrano. Se anche le porcellane imperiali dei secoli successivi raggiungeranno livelli qualitativi
altissimi, questi pezzi del XV secolo rimangono i più ambiti. Non si spiegherebbe altrimenti il risultato raggiunto in una recente asta organizzata da Sotheby’s a Hong Kong l’8 ottobre 2013, durante la quale una sublime coppa ‘bianco-blu’ da Palazzo Imperiale col marchio di Chenghua è stata aggiudicata a 141.240.000 dollari di Hong Kong, corrispondenti a circa 13 milioni e mezzo di euro!
A raccontare la porcellana cinese di epoca Ming, la sua storia quale pregiata merce di scambio tra l’Oriente lontano, l’Asia vicina e l’Europa, contribuisce in questi mesi l’uscita di una lussuosa pubblicazione della casa editrice tedesca Arnoldsche, intolata Ming. Porcelain for a Globalised Trade. Ne è autrice l’amica Eva Ströber, che conobbi qualche anno fa quando era curatrice per le porcellane orientali nella Porzellansammlung di Dresda e che ora svolge lo stesso ruolo per il Pricessehof National Museum of Ceramics di Leeuwarden in Olanda. Il libro, ricchissimo di bellissime immagini, dà una panoramica erudita ma di facile lettura sulla storia della porcellana, riservando molto spazio a quel vasellame prodotto in Cina ma esplicitamente riservato all’esportazione verso il Sud-est asiatico e l’Europa. Tutte le foto che illustrano il volume si riferiscono a pezzi conservati nella meravigliosa raccolta del museo olandese. Ho visitato questo museo qualche anno fa e ho avuto la fortuna di sbirciare nei suoi depositi, e sono rimasto impressionato dalla mole e dalla varietà delle sue raccolte, purtroppo non molto note al grande pubblico se non per qualche pubblicazione ormai datata come quella relativa ai pezzi Swatow (B. Harrison, Swatow in Het Princessehof, Lewarden 1979).
Il libro della Ströber appena uscito nelle librerie, ma da me acquistato a Londra durante l’Asian Week, in presenza dell’autrice che ha apposto la sua gentile dedica sulla mia copia,
rende nota una parte delle collezioni del Princessehof, dando visibilità ad una serie di straordinari capolavori dell’inizio della dinastia Ming in origine destinati all’Imperatore e alla sua corte, giunti in Europa per varie vie. Un libro perciò utilissimo agli appassionati di porcellana cinese che ha l’ulteriore merito di far venire voglia di organizzare un bel viaggio in Olanda, magari associando alla visita nella piccola cittadina di Leeuwarden anche un passaggio ad Amsterdam dove solo pochi mesi fa – dopo anni di lavori – hanno aperto finalmente le sale riallestite della sezione asiatica del Rijksmuseum.