Si è tenuta a Milano, dal 25 febbraio al 2 giugno 2009 presso il Palazzo Reale, la mostra Samurai. Opere della Collezione Koelliker e delle Raccolte Extraeuropee del Castello Sforzesco. E’ stata l’iniziativa di apertura dell’anno del “Giappone a Milano”, promosso dal Comune, che avrebbe visto susseguirsi nel capoluogo lombardo per l’intero anno diversi avvenimenti riguardanti la cultura del Paese del Sol Levante.
La mostra Samurai mostrava per la prima volta al pubblico milanese una serie corposa di armature, elmi, spade e alcuni altri oggetti di ambito militare, gran parte dei quali provenienti dalla collezione di Luigi Koelliker, altri conservati nelle storiche collezioni del Museo del Castello Sforzesco. La qualità dei manufatti era in generale molto alta, per tecniche di realizzazione, stato di conservazione e, in alcuni casi, prestigio della provenienza, per committenza originaria oppure per proprietari e collezionisti successivi.

Una delle armature in mostra a Milano

Tra le trentuno armature complete esposte, per lo più risalenti al periodo Edo (1615-1868) e quindi utilizzate dai samurai per ragioni di rappresentanza e non in battaglia, considerando che all’epoca il paese era in pace, spiccava per qualità formale quella appartenuta ad un esponente di primo piano del clan Matsudaira, pregevole per l’elmo in legno laccato e dorato con ornamento frontale raffigurante un drago, la maschera lavorata a sbalzo e la corazza a piastre di ferro, per alcuni pezzi firmata da Myōchin Kunimichi e perciò in parte databile alla seconda metà del XVII secolo.
Tra gli elmi straordinari (kawari kabuto), si faceva senz’altro notare quello con crine a forma di testa d’orso, eccezionale per l’impatto visivo che provocava nonostante il curatore della mostra, Giuseppe Piva, ne spostasse la datazione alla fine del periodo Meiji (1868-1912).
Riguardo alle lame, la più antica tra quelle esposte era una tachi della seconda metà del XIV secolo realizzata da un anonimo esponente della scuola Mihara, attiva nella provincia di Bingo. Senz’altro pregevole, soprattutto per la qualità dei finimenti, era la coppia di spade (katana e wakizashi) del Museo del Castello Sforzesco, risalente alla seconda metà del periodo Edo. Allo stesso Museo appartiene  l’affascinante armatura di cavallo prestata alla mostra, completa di maschera in cartapesta; essa esemplifica un tipo di protezione venuta in auge nel XV-XVI secolo, che fu poi ripresa anche nei secoli successivi.
In ultimo, pur non essendo un oggetto specificatamente riservato ai samurai, si vuole segnalare una spettacolare scatola in legno laccato e dorato raffigurante scene ispirate dal capitolo Hatsune del “Romanzo del Principe Splendente” (Genji monogatari). Oltre ad essere un capolavoro assoluto dell’arte della laccatura giapponese, la scatola faceva probabilmente parte in origine di un famoso completo realizzato  dal notissimo artigiano Kōami Chōjū [Nagashige] (1599-1651) sotto la supervisione di Iwasa Matabei (1578-1650), apprezzato pittore dell’epoca.

Bardatura di cavallo dal Castello Sforzesco in mostra a Milano

Il set fu eseguito intorno 1639, anno in cui Tokugawa Mitsutomo (1625-1700), leader della famiglia nella zona di Owari, sposò Chiyohime (1633-1698), primogenita dello shōgun Tokugawa Iemitsu, che allora aveva soli tre anni. Il completo fu disperso in epoca successiva: il nucleo maggiore si trova ora nel Museo di Nagoya, mentre altri pezzi sono collocati in vari musei di tutto il mondo. Si tratta dunque di un oggetto di speciale prestigio, entrato nelle collezioni civiche milanesi già nel 1890 nella donazione Lucini Passalacqua.

Un Mazinga in mostra a Milano

Il percorso della mostra si concludeva con uno sguardo alla contemporaneità. Erano infatti presenti alcune riproduzioni tridimensionali dei più famosi personaggi dell’animazione giapponese, scelti in qualità di moderne icone dello spirito dell’antico samurai, da Mazinga a Goldrake a Daitan III: un modo divertente per coinvolgere anche i più giovani, per farli avvicinare alle bellezze dell’arte giapponese antica attraverso il contemporaneo. Nel periodo in cui la mostra è rimasta aperta, l’organizzazione ha preparato anche un’interessante rassegna di cinema: filo conduttore, ovviamente, il samurai, dai capolavori di Akira Kurosawa agli anime più recenti.