Non si può tenere a freno un’ispirazione. E per questo, solo per dare respiro ad un’ispirazione, oggi voglio scrivere qualcosa a proposito di porcellana cinese. Ed in particolare, ancora e solo per ‘pescare’ nel flusso dei pensieri, vorrei concentrarmi su una ben precisa tipologia nell’ambito dell’amplissima varietà con cui si è presentata nel corso della sua più che millenaria e gloriosa storia la porcellana cinese: la cosiddetta Famiglia Verde.
Il termine Famiglia Verde fu coniato ‘solo’ nel 1862 da Albert Jacquemart and Edmond Le Blant, che in quell’anno pubblicarono a Parigi il famoso volume intitolato Histoire Artistique, Industrielle et Commerciale de la porcelaine. Da allora esso è entrato a far parte del vocabolario comune di collezionisti, esperti, studiosi e antiquari occidentali per identificare un tipo di porcellana cinese caratterizzato, per l’appunto, da una decorazione a smalti policromi tra i quali prevale il verde. Questa tavolozza è invece tradizionalmente nota ai cinesi come yingcai, letteralmente “colori duri”, termine che vuole mettere in risalto la brillantezza degli smalti, in opposizione a ruancai (“tonalità morbide”) e fencai (“colori tenui”) con i quali identificavano le cromie – senz’altro più pastellose ed effimere – della cosiddetta Famiglia Rosa, della quale vorrò un giorno scrivere, ispirazione permettendo…
Bene. Oltre al verde più o meno prevalente, la Famiglia Verde combina nel decoro il giallo, il porpora melanzana, il rosso, il nero e il blu: tutti questi smalti sono applicati al di sopra della coperta vetrosa. Ed è proprio la presenza dello smalto blu steso anch’esso al di sopra dell’invetriatura a costituire la più evidente novità di questa tipologia ceramica (è bene precisare però che in certi esemplari blu sotto coperta e blu sopra invetriatura convivono). Già in passato, infatti, per lo meno dal XV secolo, nel corso del regno dell’imperatore Chenghua (1465-1487), i decoratori cinesi attivi nelle fornaci imperiali di Jingdezhen (provincia dello Jiangxi) avevano sperimentato la policromia. Tuttavia, essi avevano usualmente combinato gli smalti sopra vetrina con il blu sotto
coperta, dando vita alle ‘famiglie’ doucai (letteralmente “colori contrastanti”) e wucai (“cinque colori”). Nella prima il blu di cobalto era usato solo per i contorni degli elementi dell’ornato, mentre nella seconda veniva utilizzato anche per le campiture: entrambe, comunque, possono ben considerarsi quali ‘antenati’ della Famiglia Verde!
All’interno della Famiglia Verde si possono distinguere due ulteriori suddivisioni. Oltre ai pezzi dipinti su un’invetriatura trasparente cotta ad alte temperature, esistono anche esemplari nei quali gli smalti sono applicati sul corpo ceramico cotto ma non invetriatato, il cosiddetto ‘biscuit’. Solitamente per questi pezzi ‘biscuit’ venivano utilizzati quattro colori soltanto: il verde, il
giallo, il melanzana e il nero. Si trattava dunque di una variante della tecnica sancai (“tre colori”) già in auge in epoca Ming (1368-1644), per la quale non era in verità previsto l’uso del nero. In certi casi uno dei colori poteva servire da fondo ad una decorazione realizzata con gli altri smalti. Gli studi sulla porcellana cinese hanno dato a queste particolari tipologie dei propri nomi per identificarle, quali Famiglia Gialla e Famiglia Nera: restano comunque derivazioni della Famiglia Verde. Le porcellane ‘biscuit’ sono esemplificate soprattutto in una piccola statuaria da arredo: l’assenza dell’invetriatura consente infatti una maggiore precisione nei dettagli minuti, ad esempio nei volti delle figure.
Gli esordi di una produzione che possa definirsi Famiglia Verde si situano verso la fine del XVII secolo, durante il regno dell’imperatore Kangxi (1662-1722). E proprio il periodo in gui governò questo grande sovrano cinese, fino ai primi due decenni del Settecento, è stata l’epoca d’oro della Famiglia Verde, con una produzione variegata e di altissima qualità tecnica e formale. Le innovazioni furono numerose e notevoli, grazie proprio all’interesse di Kangxi che fu grande amante e promotore delle arti; inoltre, grande importanza ebbe l’attività di Zang Yingxuan, che fu nominato direttore delle fornaci di Jingdezhen alla loro riapertura nel 1683, dopo un periodo di qualche decennio di chiusura a causa della difficile situazione politica del paese.
Le porcellane della Famiglia Verde erano destinate sia al mercato interno sia a quello dell’esportazione verso l’Europa. Riguardo ai pezzi destinati all’Occidente, ve ne ancora oggi larghissima testimonianza nelle residenze che furono dei maggiori principi: moltissimi esemplari ne aveva, ad esempio, Augusto il Forte di Sassonia (1670-1733) che, è noto, per la porcellana cinese aveva un’irrefrenabile passione tanto da far costruire un apposito palazzo per
conservare la sua enorme, smisurata collezione. Si trattava di vasellame di varie forme e funzioni, adeguate alle esigenze degli europei e perciò, oltre ai grandi vasi di rappresentanza, si trovano tazze e tazzine, piattini e ciotole, brocche e anche sculture ornamentali, molte delle quali usate per allestire quelle “Stanze delle Porcellane” che all’epoca – tra Sei e Settecento – erano molto di moda tra i reali d’Europa. La qualità di questa porcellana Famiglia Verde da esportazione può essere talvolta molto alta. Tuttavia, essa non può certamente competere con la qualità di alcuni pezzi destinati esplicitamente al servizio di Kangxi.
Un esempio di questa produzione imperiale è la piccola ciotola a fondo rosso corallo, decorata a smalti della Famiglia verde con scenette di fiori e uccelli, venduta presso Sotheby’s Londra il 13 maggio 2013 per ben 446.500 sterline!
Al risultato ha contribuito, oltre alla bellezza dell’oggetto, anche la presenza del marchio in blu di cobalto Kangxi yuzhi (“realizzata per l’uso dell’imperatore Kangxi”) alquanto raro: le pochissime porcellane con questa iscrizione furono decorate non nelle fornaci imperiali di Jingdezhen ma dagli artisti che lavoravano nella Città Proibita di Pechino, a stretto contatto dunque con il sovrano. Questo marchio è quindi molto più raro anche rispetto al più diffuso Kangxi nianzhi (“Fatto durante il regno di Kangxi”). Questa marca di regno (nianhao) è essa stessa molto rara rispetto alle marche di regno degli altri imperatori delle dinastie Ming e Qing (1644-1911). Kangxi stesso, infatti, proibì l’uso del suo augusto nome sulle porcellane per evitare che, in caso di rottura dei fragili pezzi, si profanasse la sua persona. E’ per questo che su moltissime porcellane prodotte durante il suo regno, e tra queste anche la grandissima parte degli esemplari della Famiglia Verde, il nianhaoè sostituito da marche alternative, prive di caratteri, nelle quali compaiono simboli di vario tipo oppure fiori solitamente racchiusi all’interno di un doppio cerchio concentrico, il tutto dipinto in blu di cobalto steso al di sotto dell’invetriatura trasparente.
Tuttavia, è necessario prestare moltissima attenzione anche a quei pezzi che recano questo marchio. Come per ogni altro tipo di porcellana cinese, anche la Famiglia Verde è stata oggetto di falsificazione. Oltre alle copie e alle riproduzioni moderne, di qualità spesso molto alta tanto confondere chi abbia una certa dimestichezza con la porcellana cinese, esiste tutta una produzione tardo ottocentesca in stile che mette alla prova anche i più esperti. Non esistono regole precise per riuscire a distinguere un falso da un originale, e la migliore ‘arma’ è sicuramente quella di allenare l’occhio, sia con la ripetuta visione dei pezzi autentici, sia con l’analisi dei falsi. In linea generale, però, si può star certi che tra due pezzi, l’uno vero e l’altro falso, quest’ultimo ha senz’altro una maggiore durezza di ornato e una più evidente rigidità ornamentale.
Per ritornare infine ai prezzi, aggiudicazioni così esaltanti come quella della coppetta sopra ricordata sono piuttosto rare nell’ambito della Famiglia Verde. Essa è ancora una tipologia di porcellana cinese che ‘resiste’ alle follie dell’attuale mercato dell’arte cinese. Facendo parte per lo più di quel tipo di porcellana definita da esportazione, che cioé si produsse in Cina quasi esclusivamente per il mercato europeo, non attrae così tanto l’interesse degli acquirenti cinesi, che mirano solamente ai pezzi ‘imperiali’. Per ora, solo per ora. Sono infatti convinto che da qui a qualche anno (pochi), esauritasi quella spinta commerciale che anima il mercato oggi, anche i cinesi cominceranno ad entusiasmarsi per la porcellana da esportazione e per la straordinaria storia di cui è stata testimone, ovvero della trasmissione di cultura materiale e ideale tra due poli del mondo.
Buongiorno!
Devo preparare la mia tesi di Laurea proprio su questo argomento, in particolare sulla “Famiglia Verde”.
Ha dei libri da consigliarmi in merito? Sto cercando la bibliografia ed ho già preso nota di quello suggerito di Albert Jacquemart and Edmond Le Blant.
Grazie mille in anticipo
Cordiali saluti
Simona
volevo farLe i complimenti per come ha esaustivamente espresso in modo semplice e lineare la nozione sulla famigli verde.
Grazie
e cordiali saluti
Grazie mille per il commento,
sono lieto che abbia trovato interessante quel post.
Cordialità