Le mode, i gusti cambiano. Succede nell’attualità, ed è successo infinite volte nel passato. Ad influenzare i cambiamenti contribuiscono vari fattori ma, certamente, un ruolo determinante hanno le novità, a volte frutto di fortunate casualità, altre volte risultato di sperimentazioni tecniche e tecnologiche.
L’introduzione dello smalto rosa nella produzione artistica cinese si situa solamente intorno al 1720, allorché la nuova colorazione ottenuta attraverso la miscela di cloridrato di oro e stagno comparve su alcuni oggetti realizzati contemporaneamente nelle manifatture imperiali di Pechino e nelle botteghe artistiche di Canton. In particolare esso appare in quel periodo come dettaglio decorativo su metalli smaltati e porcellane.
Sembra ormai assodato che gli artisti cinesi abbiano appreso le formule chimiche per creare il rosa dai Gesuiti europei. Presso la corte dell’imperatore Kangxi (regno 1662-1722) lavoravano infatti numerosi missionari occidentali, su richiesta dello stesso sovrano, che apprezzava moltissimo le loro conoscenze in ambito scientifico e artistico. Furono quindi i Gesuiti a trasmettere la ricetta per ottenere il “rosa di Cassio”, cosiddetto poiché tradizione vuole che esso sia stato messo a punto dal fisico olandese Andrea Cassius di Leida intorno al 1650. Tuttavia, la scoperta in Europa che la polvere d’oro potesse trasformarsi in rosso, ha in realtà origini più antiche: ne scrive infatti già nel 1560 nientemeno che Benvenuto Cellini nel suo Trattato sui metalli e la scultura. Si può però affermare che, se anche non ne sia stato lo scopritore, Andreas Cassius abbia utilizzato per primo e più diffusamente questo smalto rosa-rosso per colorare vetri.
L’introduzione del rosa nella tavolozza dei ceramisti cinesi di Jingdezhen fu un fenomeno che ebbe la forza di cambiare i gusti e la moda. E non solo in Cina, ma anche in Europa, dove le nuove tonalità – più morbide e pastellose rispetto agli smalti brillanti della Famiglia Verde – piacquero moltissimo, poiché si adattavano perfettamente alle frivolezze anche cromatiche dell’incipiente Rococo. La nuova colorazione, nota ai cinesi con i nomi alternativi di fencai (粉彩) o ruancai (軟彩) (entrambi traducibili con “colori tenui”) e yangcai (洋彩, “colori stranieri”, proprio per mettere in evidenza l’origine non cinese di questa tavolozza), si adattò perfettamente a tuttii volumi del vasellame prodotto a Jingdezhen, sia che esso fosse destinato al mercato interno sia che fosse inviato in Europa, grazie all’intermediazione delle numerose Compagnie delle Indie Orientali attive in quegli anni lungo le coste meridionali della Cina.
Il decoro a smalti della Famiglia Rosa rimase in auge per tutto il Settecento (nonostante il gusto leggero e asimmetrico del Rococo lasciasse il passo all’austerità del Neoclassicismo), utilizzato costantemente anche nel XIX secolo e poi ancora nel Novecento. Come il termine Famiglia Verde, anche la denominazione Famiglia Rosa fu coniata nel 1862 da Albert Jacquemart e Edmond Le Blant, nel volume intitolato Histoire Artistique, Industrielle et Commerciale de la porcelaine. Va da sé, dunque, che tale definizione sia in realtà piuttosto generica, abbracciando una straordinaria varietà di porcellane a decoro policromo, nelle quali risulti però presente lo smalto rosa. Sarebbe quindi più giusto distinguere ulteriormente all’interno di quest’ambito cromatico, ma il termine Famiglia Rosa è ormai talmente radicato tra conoscitori, collezionisti e mercanti che sarà molto difficile farne a meno nel prossimo futuro.
Quel che è certo è che la qualità nella produzione Famiglia rosa è estremamente variegata, nonostante l’impasto rimanga in ogni caso di altissimo livello.
Si passa dal vasellame d’uso (piatti di varie forme e dimensioni, tazze, coppe e altre stoviglie destinate alla tavola) inviato in Europa non sempre eccelso per l’ornato policromo, agli straordinari pezzi riservati alla corte imperiale di Pechino, i quali sono quasi sempre dotati di marchio (nianhao) dell’imperatore. Tra questi, particolarmente ben riusciti per delicatezza di accostamenti cromatici e raffinatezza di disegno, si distinguono i manufatti realizzati durante il regno dell’imperatore Yongzheng (1723-1735). Non è fuori luogo quindi che l’aquirente della straordinaria coppia di piatti a decoro di crisantemi presentati da Sotheby’s Hong Kong lo scorso 8 settembre se li sia aggiudicati per la spettacolare cifra di 43.800.000 dollari di Hong Kong, corrispondenti a oltre 4 milioni di Euro!
Tuttavia, anche nell’ambito di quella produzione Famiglia Rosa destinata all’Europa esistono pezzi di indubbia qualità. Sempre appetibili e ricercati, nonostante – è noto – gli acquirenti cinesi (attuali dominatori incontrastati del mercato internazionale dell’arte orientale), non se ne siano ancora invaghiti (per ora, penso io, ma nel prossimo futuro vedrete…), sono, ad esempio, quelle porcellane che presentano, insieme al decoro tradizionale, anche lo stemma di una famiglia europea. Si tratta perciò di prodotti realizzati su esplicita commissione di prestigiosi clienti occidentali che volevano allestire le loro mense con la sottile, sonora e colorata porcellana cinese. Le attuali quotazioni di questo vasellame con decoro araldico sono enormemente inferiori rispetto a quelle di quei manufatti ceramici di gusto più strettamente ‘cinese’. Tuttavia, proprio ora che il prezzo di questa porcellana da esportazione è calato drasticamente, sarebbe il momento giusto di investire, approfittando di prezzi relativamente bassi e grande disponibilità di oggetti sul mercato. E’ un esempio il piatto con lo stemma delle famiglie belga dei De Neuf e dei Van Colen della metà del XVIII secolo (periodo Qianlong, 1736-1795), venduto presso Christie’s Amsterdam il 4-5 ottobre del 2011, aggiudicato per soli 4.750 Euro.
Un buon investimento quindi per chi voglia iniziare l’avventura di formare una collezione, oppure per chi voglia investire in un prodotto che di qui a pochi anni riprenderà certamente quel valore di mercato che aveva fino a pochi anni fa.
A dimostrazione dell’interesse che gli acquirenti cinesi potrebbero avere a breve per le porcellane da esportazione, si può portare ad esempio l’aggiudicazione lo scorso 16 maggio presso Bonham’s Londra per oltre 11.000 Euro di una coppia di grandi vasi con montatura europea in bronzo: i due oggetti rappresentano una variante della Famiglia Rosa nota come ‘Canton’, dal nome della città del sud della Cina dove sembra che questo genere di esuberante decorazione a smalti policromi fosse applicata, utilizzando un corpo ceramico cotto ma non dipinto realizzato a Jingdezhen. I due grandi vasi, quindi, appartengono ad una tipologia di vasellame cinese esplicitamente destinato all’Europa e agli Stati Uniti d’America, che molto successo ebbe nella seconda metà del XIX secolo. Eppure, nonostante si tratti di porcellana da esportazione, i due vasi hanno attratto l’interesse di acquirenti cinesi, poiché di cinesi si tratta, secondo fonti molto informate…
L’argomento Famiglia Rosa non si esaurisce certo con questo breve scritto e necessiterebbe certamente di una trattazione più ampia e dettagliata. Spero comunque di aver suscitato l’interesse dei lettori del Magazine di Orientart, ai quali affido spazio per le loro riflessioni e gli eventuali quesiti.
Molto interesante Grazzie