Il Metropolitan Museum of Art di New York ha ospitato dal 21 ottobre 2009 al 10 gennaio 2010 una mostra realmente eccezionale, intitolata Art of the Samurai. Japanese Arms and Armor, 1156-1868.
Un’esposizione unica perchè mai, fino ad ora, almeno al di fuori del territorio giapponese, si era riusciti ad organizzare una mostra monotematica tanto ricca di capolavori, provenienti da musei, templi e collezioni private giapponesi, per un totale di oltre duecento opere, tra le quali 34 Tesori Nazionali e 64 Importanti Beni culturali.
I samurai e le loro arti sono argomento di sicuro successo per una mostra d’arte: anche in Italia la mostra Samurai tenutasi nel Palazzo Reale di Milano nella primavera del 2009 ha richiamato un grande numero di visitatori. Il termine samurai, infatti, evoca nell’immaginario dell’uomo contemporaneo di tutti i continenti immagini ben precise, connesse certamente con l’abilità nell’arti del combattimento, ma anche con concetti quali la lealtà, l’abnegazione e la fedeltà, con una filosofia che si basa sul sacrificio e la concentrazione: sentimenti e stili di vita – conosciuti magari attraverso le pagine di Lezioni spirituali per giovani samurai di Yukio Mishima – che hanno attratto l’attenzione di molti estimatori ancora nel Novecento, apprezzati tutt’oggi.

Armatura appartenuta a Honda Tadakatsu, fine del XVI secolo. Collezione privata.

In realtà la mostra nel museo statunitense non ha avuto pretese di indagine sociologica: il suo scopo, dichiarato fin dal titolo, è stato quello di illustrare al meglio l’evoluzione delle armi e delle armature dei guerrieri giapponesi, durante quei sette secoli della storia nipponica che furono dominati per l’appunto dalla classe militare.

L’esposizione, dunque, comincia idealmente con il 1156, anno in cui scoppiò la guerra Hōgen, che nel 1185 avrebbe portato i membri della famiglia Minamoto a creare il primo regime militare nella storia dell’arcipelago con l’istituzione della carica dello shōgun, il “generalissimo”; termina nel 1868, anno in cui l’ultimo shōgun dei Tokugawa fu destituito e l’imperatore Meiji (1868-1912) riabilitato in tutti i suoi poteri.
Si susseguono dunque armature di vari tipi e epoche, complete di elmi (kabuto) a volte di straordinaria esuberanza, quest’ultimi soprattutto risalenti al periodo Edo (1615-1868), nel corso del quale il paese godette di una pace duratura: pur non dovendo più combattere, i samurai continuarono a curare il proprio apparato militare, gradualmente prediligendo oggetti meno funzionali quanto invece raffinati e originali, tecnicamente e formalmente perfetti, indossati quasi esclusivamente in occasioni ufficiali e di rappresentanza.

Elmo straordinario, XVII secolo. Collezione privata.

Anche le lame seguirono quest’evoluzione, anche se mai persero la loro letale efficacia. Da molti punti di vista, infatti, la spada giapponese è l’arma più micidiale che l’uomo abbia mai creato: miscela esplosiva di acciaio policarburato, per il samurai la lama non è solamente strumento di difesa e di attacco, bensì simulacro delle divinità primordiali, alter ego dello spirito, emblema dell’eroe.

Le lame più famose della storia giapponese sono venerate esse stesse come divinità, trasmesse di generazione in generazione all’interno del clan, donate con magna pompa a generali e imperatori, imitate e a volte falsificate. Gli spadai più noti erano acclamati in tutte le regioni del paese; ancora nel XX secolo, nonostante dal 1868 indossare spade in pubblico fosse ufficialmente proibito, gli artisti dell’acciaio produssero capolavori assoluti, per tempra e forgiatura.
La mostra di New York presenta un nucleo strepitoso di lame, alcune delle quali conosciutissime non solo dagli appassionati di questo genere di manufatti; molte tra loro erano possedute da samurai di elevatissimo rango, come shōgun o eroi della storia giapponese.

Yukimitsu, Lama di pugnale, XIV secolo. Tokyo National Museum.

Lungo il percorso dell’esposizione del Metropolitan Museum si possono infine ammirare – per dare al pubblico visione completa delle arti connesse col mondo dei samurai – sopravvesti per armatura, ventagli cerimoniali, selle, dipinti, diverse montature e preziosi finimenti di spade, i più spettacolari dei quali furono realizzati ancora nel periodo Edo. Le tsuba (guardamano) e i gli accessori delle montature attrassero già dalla fine dell’Ottocento l’attenzione di numerosi collezionisti occidentali: alcune delle più prestigiose raccolte di questo genere di oggetti si trovano tuttora al di fuori del Giappone, in Europa e negli Stati Uniti.
Come tutte le pubblicazioni curate dal Metropolitan Museum, anche il catalogo di questa mostra è ricco: alle schede degli oggetti, divulgative nonostante l’argomento a volte specialistico, si affiancano saggi generici ma interessanti sull’evoluzione delle armi e delle armature giapponesi. Unica pecca, la qualità a volte scadente delle immagini, soprattutto di quelle raffiguranti le lame.