Dal 3 aprile al 16 luglio 2017 il Metropolitan Museum di New York ha celebrato con una straordinaria mostra uno dei momenti più affascinanti della storia della Cina.

portale

Portale di tomba. Pietra dipinta. Cina, dinastia Han orientali (25-220 d.C.). Shaanxi Provincial Institute of Archeology.

Intitolata Age of Empires. Chinese Art of the Qin & Han Dynasties (221 B.C.-A.D. 220), l’esposizione presentava 168 oggetti concessi in prestito da prestigiose istituzioni museali cinesi, grazie ai quali si poteva comprendere quali vertici di splendore culturale abbia raggiunto la civiltà cinese durante le dinastie Qin (221-206 a.C.) e Han (occidentali: 206 a.C.- 9 d.C.; orientali: 25-220 d.C.).
Durante quei quattro secoli si è formata l’identità del popolo cinese, prima diviso in varie etnie. Così forte è il legame con quel periodo della storia che ancora oggi i cinesi si definiscono Han per mettere in evidenza la purezza della loro provenienza.
Il personaggio che ha iniziato e portato a termine l’ardua impresa di riunificare un territorio immenso e un coacervo di popolazioni è stato Ying Zheng (259-210 a.C.), il re dei Qin, piccolo stato vassallo facente parte della dinastia Zhou (1046-256 a.C.). Lo conosciamo tutti col titolo che si diede, Qinshihuangdi, ovvero “il sovrano celeste della dinastia Qin”, e forse ancor di più per lo straordinario mausoleo che si fece costruire, a guardia del quale pose il celeberrimo Esercito di Terracotta. La mostra di New York partiva proprio con alcuni reperti appartenuti a quel sacrario, che ancora deve essere del tutto esplorato, tra cui una straordinaria scultura in terracotta – purtroppo frammentaria – raffigurante un uomo dal fisico poderoso. Lo stile quasi naturalistico con cui è impostata la struttura della statua potrebbe far supporre ad un’ispirazione proveniente da molto lontano, ad esempio, l’arte greca, che stava allora influenzando la statuaria del nord del subcontinente indiano in seguito al passaggio di Alessandro il Grande.

Acrobata. Terracotta, h. cm. 156,8. Cina, dinastia Qin (221-206 a.C.). Museo del Mausoleo dell’Imperatore Qinshihuang.

Acrobata. Terracotta, h. cm. 156,8. Cina, dinastia Qin (221-206 a.C.). Museo del Mausoleo dell’Imperatore Qinshihuang.

L’iperbolico imperatore ebbe però soprattutto il merito di dotare il regno di unità di misura comuni, di diffondere un’unica moneta e di imporre l’uso di un solo sistema di scrittura, quello ancora oggi in uso.

Processi portati a compimento nei decenni successivi alla caduta della dinastia Qin, con la contemporanea ascesa degli Han.
I sovrani di questa gloriosa dinastia crearono strutture di governo efficacissime, estendendo in modo capillare il controllo sul territorio per meglio distribuire i proventi di tasse e imposte. Organizzarono un sistema viario di incredibile modernità, riuscendo così a collegare i punti più estremi di un territorio di grandissime dimensioni. I sistemi difensivi ai confini furono rinforzati, soprattutto a nord con l’ampliamento della Grande Muraglia iniziata da Qinshihuangdi. Tuttavia, gli Han ebbero la lungimiranza di estendere la loro influenza anche oltre i confini, e fu durante il loro dominio che si aprì quel passaggio di merci e idee a tutti noto come Via della Seta.
Attraverso gli spazi sconfinati dell’Asia centrale, e fino al Mediterraneo, si svolgeva un percorso che permise ai due imperi più potenti di quel momento della storia – gli Han e Roma – di entrare in contatto, alimentando miti e leggende sull’esistenza a Oriente del regno dei Seres, i “produttori di seta”, e a Occidente del regno dei Cesari.

Cavallo e stalliere. Bronzo, h. cm. 135. Cina, dinastia Han orientali (25-220 d.C.). Mianyang Museum.

Cavallo e stalliere. Bronzo, h. cm. 135. Cina, dinastia Han orientali (25-220 d.C.). Mianyang Museum.

La civiltà Han era dunque vivacemente cosmopolita. Le capitali Chang’an prima e Luoyang dopo attraevano genti provenienti da tutta l’Asia, che contribuivano ad ampliare le conoscenze dei cinesi. Merci preziose confluivano nelle case dei potenti, incuriositi da quei manufatti per molti versi differenti da quelli locali.
I cavalli del Dawan, antico regno situato nell’attuale Uzbekistan, erano ricercatissimi, ed è ad una di queste maestose bestie che si è ispirato l’anonimo scultore che ha forgiato lo stallone in bronzo esposto alla mostra di New York, accompagnato realisticamente da un soldato che faceva anche da stalliere.
Bisogna specificare che gran parte degli oggetti appartenenti alla cultura Han sono stati ritrovati in contesti funerari. La civiltà cinese di quel tempo era infatti fermamente convinta che la vita di un uomo non si esaurisse con la morte, ma che invece proseguisse nell’aldilà. Ed è per questo che i più potenti tra i cittadini allestivano corredi tombali forniti di tutto punto di manufatti che simulassero le comodità di cui avevano beneficiato in vita.
Grazie a questa pratica, e grazie ai notevoli progressi che l’archeologia cinese ha compiuto negli ultimi decenni, sono stati riscoperti tesori di inestimabile qualità, utili non solo per meglio comprendere gli usi, i costumi e le abitudini di un grande popolo del passato, ma anche per soddisfare il nostro desiderio di piacere estetico.

Tessuto. Seta ricamata, cm. 35,2 x 36,2. Cina, II secolo a.C. Hunan Provincial Museum.

Tessuto. Seta ricamata, cm. 35,2 x 36,2. Cina, II secolo a.C. Hunan Provincial Museum.