Ci sono oggetti la cui importanza va ben oltre il loro aspetto esteriore.
Se è vero infatti che ogni manufatto, anche il più modesto, può raccontare una storia, è indubitabile che alcuni oggetti conservano memoria di eventi straordinari.
Una piccola sculturina in lega di rame conservata nello Historiska Museet di Stoccolma fa parte di quel gruppo di manufatti che hanno contribuito a cambiare certe dinamiche della nostra conoscenza della storia del mondo.
Alta solo 8,4 centimetri, raffigura il Buddha seduto a gambe incrociate su una base a doppio fiore di loto. La divinità indossa un semplice saio modellato in un panneggio dalle ondulazioni morbide. L’espressione del volto è serena, come si addice al Buddha; i lobi delle orecchie sono allungati e sulla sommità del cranio si posa un’usnisa a cupolina.
Per le sue caratteristiche formali e tecniche, questa statuetta può attribuirsi a una produzione della Valle dello Swat in Pakistan, databile al VI secolo.
Fin qui niente di particolare.
Una sculturina antica, affascinante, ma di interesse relativo.
Se non fosse che questo bronzetto è stato ritrovato nel 1956 a Helgö, un’isoletta in Svezia, durante una campagna di scavi archeologici in un contesto datato dagli studiosi all’800 circa.
Che vuol dire?
Significa che in quell’epoca in cui certe distanze geografiche potevano sembrare pressoché insormontabili, questa statuetta ha percorso migliaia di chilometri attraverso l’Asia Centrale per giungere infine in Scandinavia.
Un percorso che esula nella sostanza da quelle vie carovaniere che in quello stesso periodo si credeva fossero più frequentate. In altre parole, proprio ritrovamenti di questo genere servono a ridefinire quelle vie di comunicazione tra territori e popolazioni dell’Eurasia che la tradizione più diffusa ha per secoli identificato quasi esclusivamente con la cosiddetta Via della Seta. Quest’ultima, in sintesi estrema, metteva in contatto l’Asia occidentale e quella orientale attraverso un tragitto che si dipanava tra Damasco e Chang’an, la capitale dell’impero cinese durante la dinastia dei Tang (618-907).
Non saprei se il percorso tra la fertile vallata dello Swat e Stoccolma si possa considerare come una variante della Via della Seta, non credo, ma è un dato di fatto che quella scultura di Buddha, un oggettino piccolo piccolo, ha viaggiato nell’VIII secolo mettendo in contatto quei due poli geografici, scardinando contemporaneamente certe nostre visioni storiche.
Non è dunque, quella di questo Buddha, una storia straordinaria?