Il mondo della ceramica cinese è da qualche giorno stato scosso da una notizia straordinaria, e per una volta non si tratta di un record conseguito ad un’asta.
La Porzellansammlung di Dresda ha infatti annunciato una scoperta sensazionale. Nella sua collezione è stata rinvenuta una piccola ciotola (all’incirca 13 cm. di diametro) che è in realtà un tesoro. Un miracolo di eleganza e tecnica, esemplare di quella ceramica Ru che è unanimemente considerata la più sopraffine che sia mai stata realizzata in Cina, e non solo.
Fino all’annuncio da parte del museo tedesco, si conoscevano ottantasette ceramiche Ru, disperse prevalentemente tra musei di tutto il mondo, ed è piuttosto recente la notizia della vendita da parte di Sotheby’s Hong Kong (3 ottobre 2017) di un lavapennelli Ru, molto simile a quello di Dresda, per l’iperbolica cifra di quasi 38.000.000 di dollari, la più alta mai pagata per una ceramica cinese.
Oltre all’indubitabile bellezza, è dunque la rarità uno dei fattori principali che contribuiscono a rendere il vasellame Ru il più venerato tra i pur tanti e superbi manufatti ceramici creati in Cina nel corso di molti secoli.
Le fornaci ufficiali (gunyao) nelle quali si produssero le ceramiche Ru furono attive solamente per vent’anni, tra il 1086 e il 1106. Ubicate quasi certamente a Ruzhou, nel moderno distretto di Baofeng (provincia dell’Henan), erano deputate a rifornire esclusivamente la corte imperiale nel turbolento periodo finale della dinastia dei Song Settentrionali (960-1127), poco prima che il sovrano fosse costretto a rifugiarsi a sud a causa dell’inarrestabile avanzata dei barbari Jurchen. Già l’imperatore Gaozong (1107-1187), il primo a governare a Hongzhou, la capitale dei Song Meridionali (1127-1279), volle ricostruire una fornace ufficiale ma, nonostante la grandissima qualità del vasellame Guan, la ceramica Ru rimase insuperata e da allora divenne la più ambita e apprezzata.

Lavapennelli. Cina, dinastia dei Song Meridionali (1127-1279). Ceramica Guan, cm. 14. Sotheby’s Hong Kong, 3 ottobre 2018, venuto per $ 10.500.000 circa.
La sua disarmante semplicità formale, le misure per lo più contenute, la sublime bellezza della sua vetrina, definita “vicina al blu del cielo dopo la pioggia”, incarnavano perfettamente l’estetica di uno dei periodi più fulgidi nell’intera storia della cultura cinese, emblema di quegli ideali sofisticati ai quali tendevano gli intellettuali del tempo.
Nei secoli successivi, la fama della ceramica Ru non si attenuò, anzi. Gran parte degli esemplari era nelle disponibilità degli imperatori a Pechino, naturalmente. Tuttavia, gli avvenimenti che scossero la Cina tra la fine dell’Ottocento e l’inizio dell’Ottocento, ebbero come conseguenza una certa dispersione. Attualmente, i nuclei maggiori si trovano – com’è lecito aspettarsi – nei musei di Pechino e di Taipei, ma alcuni pezzi presero allora la via dell’Europa e degli Stati Uniti, ed è questo il motivo per cui se ne possono trovare in musei inglesi, americani, svizzeri, danesi, svedesi e, da qualche settimana a questa parte, anche tedeschi.
La ciotola a Dresda faceva originariamente parte della collezione di Oscar Rücker-Embden, un medico tedesco che aveva soggiornato in Cina tra il 1913 e il 1914. Nel 1927, l’allora direttore Ernst Albert Zimmermann l’acquistò per il museo.

Versatoio con coperchio. Corea, dinastia Goryeo (918-1392), prima metà del XII secolo. Ceramica con invetriatura céladon, h. cm. 21,6. New York, The Metropolitan Museum.
Qualcuno a questo punto si potrebbe chiedere com’è possibile che un oggetto di tale importanza sia rimasto inosservato per così tanto tempo, quasi un secolo, considerando inoltre che la Porzellansammlung è senza ombra di dubbio una delle maggiori raccolte di porcellana estremo-orientale in Europa, originatasi con la strepitosa collezione di Augusto il Forte (1670-1733).
In realtà, il lavapennelli Ru non si era perso. E’ rimasto lì dove si trova tuttora, in sicurezza e ben preservato. Semplicemente, nessuno fino ad ora l’aveva riconosciuto per quello che è, ed è stato necessario che lo vedesse Regina Khral – autorevole conoscitrice della ceramica cinese, autrice di importantissime pubblicazioni sull’argomento e, direi soprattutto, consulente d’eccezione per Sotheby’s – perché esso venisse alla ribalta.
Quando la studiosa inglese l’ha visto, subito l’ha messo in relazione con il lavapennelli venduto da Sotheby’s qualche anno prima, che lei stessa aveva studiato.
Fino ad allora, la ciotolina della Porzellansammlung era stata classificata come coreana. Un abbaglio, senza dubbio, ma non così grossolano quanto si possa pensare.
La ceramica coreana con invetriatura céladon del periodo Goryeo (918-1392) si caratterizza infatti per una straordinaria bellezza, della quale gli stessi cinesi si erano accorti, tanto da considerarla di qualità superiore, al pari proprio del vasellame Ru, così tramandano le fonti antiche.
Quel che realmente distingue la ceramica Ru è quindi, come detto, la sua straordinaria storia, e non solo la meraviglia che scaturisce dalle superfici crettate della sua invetriatura.
In ultimo mi si lasci dire che è confortante sapere che ancora oggi si possono fare scoperte così eclatanti, anche in ambiti – come quello museale – che a volte si ritiene siano immobili, contenitori nei quali mancano sussulti degni di nota. Non è così, fortunatamente, e la storia del lavapennelli Ru della Porzellansammlung di Dresda è solo un esempio, il più roboante, di quanto ancora ci sia da scoprire negli scrigni dei tesori pubblici e privati di tutto il mondo.