Si rinnova anche quest’anno l’imperdibile appuntamento di Asian Art in London, giunto all’importante traguardo della ventesima edizione.

Come al solito, anche in quest’occasione, il meglio dell’arte asiatica a livello globale si ritroverà a Londra, dal 2 all’11 novembre.
Antiquari, case d’asta, musei e associazioni di vario genere concentrano in questi pochi giorni le loro offerte commerciali e culturali, stimolando l’arrivo nella metropoli britannica di collezionisti, studiosi e appassionati da tutto il mondo.
Con largo anticipo, come usuale, le case d’asta presenti alla manifestazione hanno pubblicato i cataloghi delle vendite. Quest’anno, oltre alle più blasonate case d’aste di origine inglese, saranno presenti anche le due auction houses tedesche con una certa tradizione nell’ambito dell’arte asiatica, ovvero Lempertz e Nagel. Questa novità da un lato conferma Londra come uno dei maggiori poli commerciali di arte orientale nel mondo, insieme a New York e a Hong Kong; dall’altro lato, rinforza – se ancora ce ne fosse bisogno – il primato delle case d’aste nell’ambito del mercato dell’arte, a completo detrimento dei tradizionali mercanti e gallerie.
lot-8Ma tant’è, è il mondo che cambia, e non saprei dire se in meglio o in peggio.
Sotheby’s offrirà il meglio dell’arte cinese a sua disposizione l’8 novembre, giorno in cui saranno banditi i 119 lotti della sua Important Chinese Art.
Il top lot della tornata è il numero 8, una straordinaria coppia di piccole coppe (h. cm. 8,7 ognuna) realizzate durante il periodo Yongzheng (regno 1723-1735) come testimoniato dal marchio (autentico) sulla base di entrambe. Dipinte con eccezionale raffinatezza negli smalti della Famiglia Rosa (fencai), entrati a far parte della tavolozza a disposizione dei ceramisti di Jingdezhen solo verso il 1720, presentano sull’esterno i tre frutti beneaugurali (sanduo): la pesca, emblema di lunga vita, la melagrana, simbolo di abbondanza, e il nespolo, augurio di rinascita. Le coppe sono esemplari della migliore produzione di porcellane del periodo Yongzheng, l’imperatore colto che amava circondarsi di opere nelle quali vi fossero sempre riferimenti simbolici, come specificato da Regina Krahl che ha scritto il testo che accompagna il lotto. Esse appartennero a Edward T. Chow (1910-1980), uno dei maggiori collezionisti di arte cinese del Novecento, ulteriore garanzia dell’unicità di queste coppe, stimate in partenza £ 1.200.000 – 1.800.000.
lot-17

Tra le altre porcellane imperiali offerte da Sotheby’s, il vaso al lotto 17 si distingue per l’altissima qualità della sua fattura. Alto cm. 34,2, è esemplare di una tipologia di porcellane prodotte nelle fornaci di Jingdezhen durante il periodo Qianlong (regno 1736-1795) piuttosto raro per le difficoltà che comportava la sua esecuzione. Rivestito di una candida coperta bianca e lavorato a rilievo e incisioni per una elegantissima decorazione di fiori di loto, richiama da vicino le caratteristiche formali della celebrata ceramica Ding di epoca Song (960-1279). Per questo la famiglia cui appartiene è nota con la definizione di fang Ding yao, ovvero “ceramica ad imitazione del vasellame Ding”. La stima (£ 400.000-600.000) è adeguata alla qualità e rarità di questo vaso, che incarna perfettamente l’estetica raffinatissima di Qianlong, alla quale si richiama anche la scelta del fiore di loto per l’ornato, simbolo prediletto del Buddhismo, del quale il sovrano era ardente fedele.
lot-38Piuttosto raro è anche il grande paravento Coromandel a dodici ante al lotto 38 (cm. 355 x 53,5 ogni anta). Raffigura su un lato un’elaborata composizione con fiori e uccelli, tra i quali si distingue al centro una maestosa fenice, la regina dei pennuti; la scena è inquadrata in un’altrettanto complessa cornice, che mostra in basso dodici pannelli rettangolari con animali mitologici in ambientazioni naturali, in alto altrettanti pannelli con scorci di paesaggio, e sui due lati il ‘classico’ drago tra le nuvole.
Il retro del paravento presenta una cornice simile, nella quale alle scene con paesaggi si sostituiscono composizioni con figure e divinità tra alberi, rocce e architetture. Al suo interno è presente invece una lunghissima iscrizione, nella quale il poeta Zheng Zhong tesse le lodi della madre di Liu Lang, nel giorno del di lei settantesimo compleanno. Il testo si conclude con la data di compilazione, che coincide anche con il momento di realizzazione del paravento, ovvero il 1693, durante il regno dell’imperatore Kangxi (regno 1662-1722).
Non è solamente l’eccezionale qualità tecnica e formale di questo arredo a giustificarne la stima iniziale di £ 150.000-200.000. Esso fu realizzato sicuramente per il mercato interno cinese, e non per l’esportazione, alla quale erano destinati prevalentemente i paraventi della tipologia Coromandel, cosiddetta dal nome della fascia costiera nel sud della penisola indiana in cui erroneamente gli europei credevano si producesse questo genere di manufatto, in verità cinese in tutto e per tutto. Tuttavia, alcuni esemplari Coromandel furono prodotti anche su esplicita commissione di nobili cinesi, tra cui quelli tuttora conservati presso il Palace Museum di Pechino.
lot-46Il vaso in bronzo al lotto 46 è invece nato espressamente per servizio del già ricordato imperatore Qianlong, il cui nome compare in bella vista sul davanti della base a sezione circolare che lo sorregge. Nella forma e nella decorazione il vaso combina con eleganza elementi di tipo arcaico con concezioni più moderne. La forma, ad esempio, riprende quella hu dei vasi rituali pre-dinastici, mentre l’ornato dei draghi tra le nuvole che rincorrono la perla fiammeggiante, è un’iconografia molto in voga soprattutto dall’epoca Ming (1368-1644). Alto ben 45 cm., questo vaso faceva parte in origine di una guarniture da altare, probabilmente di cinque pezzi, sistemata all’interno di uno dei palazzi riservati a Qianlong e ai suoi più stretti familiari e collaboratori. Un oggetto potente, dunque, per il quale è giustificata l’importante stima di £ 100.000-150.000.