Ricevere doni è cosa bellissima.

Fare doni è parimenti appagante, per quanto mi riguarda.

D’altronde, sono convinto che se doni riceverai doni, ed è invece cosa rara ricevere doni se non doni. Può succedere, una, due, tre volte, ma alla fine, il rimando virtuoso si interrompe e non è detto che possa riprendere.

Smetto immediatamente questa pantomima pseudo-filosofica-buonista sul dono che non sono in grado di portare avanti, e che ho iniziato solamente per raccontare di un dono che ho ricevuto.

Molto, molto gradito.

Soprattutto perché non conoscevo l’argomento.

Il dono è infatti un magnifico libro illustrato, uno di quei ‘librini’ che a me piacciono così tanto, nel quale si racconta per testo e immagini la vita e l’opera di un personaggio che ha suscitato in me un grandissimo interesse.

Leone Nani.

Un missionario originario di Albino, comune nel bergamasco, partito nel 1903 a soli ventitré anni per la Cina, in particolare per la provincia dello Shaanxi. Armato di tanta tanta fede, così tanta da poterla devolvere a quelle lontanissime popolazioni, Leone Nani sarebbe rimasto in Asia fino al 1914, quando le condizioni di salute non gli permisero più di rimanere in quei luoghi.

Nell’evangelizzazione raggiunse sicuramente un certo successo ma, soprattutto, questo esile prete di campagna sarà ricordato dai posteri per le sue straordinarie fotografie con le quali immortalò una Cina in uno dei più epocali momenti della sua storia, negli anni intorno alla fine dell’impero.

Poco o nulla sfuggì al suo acuto occhio ‘fotografico’, dalla movimenta vita della città di Hanzhong e dei suoi dintorni, alle attività dei suoi cittadini, artigiani e cacciatori, contadini e minatori; dalle pratiche buddhiste e taoiste ai momenti di svago della cittadinanza, il teatro, la musica, la giocoleria; dalle crudeli pratiche di punizione governativa alle esercitazioni militari, rivolgendo la sua attenzione agli strati più umili della popolazione così come a quelli più abbienti.

Tanto si immedesimò nei costumi e nei modi di quel popolo che scelse pure di cominciare a vestire come loro, acconciando perfino i capelli nel lunghissimo codino tipico di quei tempi.

Leoni NaniNel ritratto eccelse più che in altri generi, riuscendo a cogliere le espressioni più vere di gente così diversa eppure così fiera, dinamica e ricettiva.

I suoi scatti insieme costituiscono dunque un insostituibile reportage su un mondo ormai perduto; le sue immagini hanno davvero la forza di raccontare senza l’ausilio delle parole un attimo della storia dell’umanità.
Le sue fotografie sono un dono, che Leone Nani ha fatto a tutti noi, me compreso. Questo mio breve suo ricordo vuole perciò non solo far conoscere a chi non la conosca la storia di questo personaggio coraggioso, ma anche essere – se permettete – un dono col quale idealmente ricambio quello ricevuto dal prete bergamasco.

Per Luca, che mi ha donato il libro, avrò modo di contraccambiare. Senza fretta, però, perché non ne abbiamo. Avremo modo, avremo modo…