Disastro, apocalisse, tragedia, cataclisma, inferno, dramma…
La verità è che non ci sono parole per descrivere quello che è successo e quello che ancora sta accadendo in Giappone. Tutti noi abbiamo visto le immagini della devastazione, con la Natura infuriata e invincibile che, senza alcun compromesso, avanza inesorabile trascinando con sé tutto quello che le si para avanti, col risultato di stragi di vite umane e immani distruzioni.
La Natura non ha pietà per l’uomo, semplicemente perché essa agisce non tenendo in nessun conto gli sforzi di quella miriade di esserini che occupano la superficie del pianeta. I suoi meccanismi sono autonomi, imponderabili e quasi mai controllabili, nonostante quegli stessi omuncoli si dannino corpo e anima dalla notte dei tempi per tenerla a bada.


La Natura, quindi, ovvero quell’entità suprema alla quale noi stessi apparteniamo, esige rispetto, costante e incondizionato. Tuttavia, pur noi rispettandola non potremo pretendere di ricevere da Lei solamente benefici. Essa si presterà in parte alle nostre esigenze, ad esempio offrendoci materie prime, ma darà comunque libero corso alla sua evoluzione nonostante le sofferenze che incosapevole potrà infliggere agli uomini, pure a quelli di buona volontà. Così è da sempre, e così sempre sarà.
Ovviamente, non è impossibile che eventi così sublimi come il terremoto e lo tsunami dell’11 marzo siano anche conseguenza della quotidiana sollecitazione a cui l’uomo sottopone la Natura, sempre più intensa da alcuni decenni a questa parte. Per cui la Natura, metaforicamente, si ‘ribella’ e, sempre metaforicamente, ‘punisce’ l’uomo, le sue presunzioni e la sua ingordigia. Gli scienziati avvertono di questo rischio già da tempo, praticamente inascoltati. Foreste che scompaiono, inquinamento alle stelle, sovrappopolazione, accumuli mostruosi di scarti e rifiuti, e molto altro. Per tutto ciò, tutti lo sappiamo, un giorno, ancora metaforicamente, ‘pagheremo’.

Sendai, Ōsaki Hachiman-gū

Tuttavia, personalmente, credo che i ruggiti della terra e del mare che hanno sconvolto la costa orientale del Giappone quell’infausto 11 marzo siano ‘solo’ (si fa per dire…) leggeri assestamenti di un pianeta che è vivo e vegeto, ripeto disinteressato agli abitanti bipedi che occupano la sua crosta.
Tutt’altro giudizio ho invece su quanto drammaticamente è accaduto e sta accadendo a Fukushima, tra noccioli che si sciolgono, polveri radioattive che si spargono ovunque, con conseguenze inimmaginabili per i giapponesi, e non solo, da qui ad un numero imprecisato di decenni. Non voglio in questa occasione esprimere la mia opinione sul nucleare, sulla conta di benefici e danni che questa energia comporta. Rifletto però sul dato di fatto che essa non è un dono della Natura, bensì un delirio di onnipotenza degli uomini. Osare, andare oltre, superare i limiti, non si può criticare questa caratteristica dell’Uomo, grazie alla quale si sono raggiunti traguardi scientifici e intellettuali eccezionali. Si può però affermare con certezza che in moltissimi casi gli uomini non hanno i mezzi per gestire il proprio entusiasmo, quella razionalità, quella cautela, quell’equilibrio che insieme possono generare progresso positivo.
Non si spiegherebbe altrimenti come sia possibile non solo che un territorio come il Giappone, sismico come nessun altro al mondo, sia puntellato di centrali atomiche. Non si spiegherebbe altrimenti, se non con bieche opportunità di accumulare denari, come sia possibile che il ceto dirigente giapponese abbia consentito di costruire una centrale nucleare a pochi metri dal Pacifico, ben sapendo che un giorno o l’altro l’oceano avrebbe potuto fare sfoggio della sua inenarrabile forza. Tra l’altro ho letto proprio recentemente che la stessa zona del Giappone intorno a Sendai colpita dal sisma e dallo tsunami dell’11 marzo era già stata praticamente distrutta nell’869, allorché si verificò – così tramandano le antiche fonti – un evento di portata assolutamente simile a quello di quest’anno. Se tutti noi avessimo una qualche dimestichezza con la nostra stessa storia…

Yamanashi, Seihakuji

Ironia della sorte, lo Shintoismo, quella sorta di cromosoma metafisico che accomuna tutti i giapponesi da quando questo popolo esiste, si fonda proprio sul rispetto per la Natura, sulla compenetrazione perfetta tra le forze autonome della Natura e sulla consapevolezza da parte degli uomini della Sua ineluttabilità …
Il mio sentimento nei confronti del popolo giapponese è in questi giorni di totale compassione. In certi momento ho attacchi di vera e propria disperazione, per quelle persone morte e per quelle che soffrono ignare del futuro. Per me stesso anche, che non so più quando potrò recarmi nuovamente in quel luogo adorato, senza che debba sentirmi a rischio contaminazione. Contaminazione. Contaminazione. Contaminazione…
Già a qualche giorno dalla catastrofe in molti, nel mondo, si chiedevano quali danni avesse potuto subire il ricchissimo patrimonio artistico e culturale giapponese, ben rappresentato anche nelle zone intorno all’epicentro del sisma. Le autorità preposte alla tutela delle bellezze artistiche e paesaggistiche del Giappone , pur potendo avvicinarsi ancora oggi con cautela all’area nelle immediate vicinanze di Fukushima, hanno pertanto stilato un elenco dei luoghi e delle opere sulle quali hanno riscontrato danneggiamenti causati dal terremoto e dal maremoto. La Bunkachō, l’Agenzia per gli Affari Culturali, una sorta di ministero della cultura, ha stilato una lista nella quale sono elencati 353 siti tra quelli che maggiormente hanno sofferto l’onda d’urto del cataclisma. Nell’elenco i siti sono raggruppati in ordine di importanza e per appartenenza geografica. Segue poi una breve disamina dei contesti più importanti maggiormente colpiti, che qui laconicamente vi ripropongo, aggiungendo un mio modestissimo commento sulla loro rilevanza culturale.

Mito, Kodokan

Zuigan Temple (瑞巌寺, Zuigan-ji) ; National Treasures (Matsushima, Miyagi Pref.)
The earthquake caused some cracks in the walls.
Questo gioiello della storia, della cultura e della devozione è uno dei più bei templi della regione del Tōhoku. Nel 2010, il Museo d’Arte Orientale “G. Tucci” di Roma ha dedicato a questo tempio una mostra di fotografie scattate in quel luogo da Fabio Massimo Fioravanti. Nella pagina del sito del Museo troverete notizie sulla storia di quel tempio, mentre nella pagina che qui vi linko potrete ammirare alcune immagini di Fioravanti relative allo Zuiganji. Chissà in quali condizioni è ora…

Ōsaki Hachiman Shrine (大崎八幡宮, Ōsaki Hachiman-gū; National Treasures (Sendai, Miyagi Pref.)
The earthquake broke the walls, the lacquering and the sculptures slightly.
Questo tempio shintoista fu costruito tra il 1604 e il 1607 su commissione di Date Masamune (1567-1636), il personaggio della zona più influente del suo tempo, samurai e daimyō con simpatie nei confronti del Cristianesimo. A tal proposito si può ricordare che fu Date Masamune ad organizzare la seconda ambasceria giapponese in Europa nel 1615, la cui guida egli affidò ad Hasekura Tsunenaga, uno dei suoi più fidi alleati.
Dallo stesso nome si comprende che questo tempio è dedicato al culto di Hachiman, divinità sincretica che era particolarmente venerata dai militari.

Nikko, Rinnoji, Sanbutsudo

Amida Hall (阿弥陀堂, Amida-dō); National Treasures (Iwaki, Fukushima Pref.)
The earthquake broke the wall slightly.
Sembra che questo tempio buddhista, dedicato al culto del Buddha Amida, sia stato edificato nel 1160, ovvero in epoca Heian (794-1185). Di certo l’attuale sua conformazione architettonica e ambientale riporta subito alla mente quel periodo della storia giapponese, lo stesso in cui fu costruito, ad esempio, quel capolavoro assoluto dell’arte giapponese che è il non lontano Konjiki-dō di Hiraizumi (per fortuna, come si legge qui di seguito, scampato alle devastazioni dell’11 marzo).

Buddha Hall of Seihaku Temple (清白寺仏殿, Seihaku-ji Butsuden); National Treasures (Yamanashi , Yamanashi Pref.)
The earthquake broke the ranma (欄間).
Tempio Buddhista innalzato nel 1415 circa, durante il periodo Muromachi. Le ranma, alle quali si fa riferimento nella succinta costatazione dei danni su riportata, sono delle traverse sistemate al di sopra delle porte scorrevoli (shōji) che si usano come divisori nelle case tradizionali giapponesi. Le ranma possono essere decorate in molti modi.

Matsushima (松島); Special Places of Scenic Beauty (Shiogama (塩竃), Shichigahama(七ヶ浜), Rifu (利府), Matsushima (松島) and Higashi-matsushima (東松島), Miyagi Pref.)
The earthquake and tsunami caused great damages around Matsushima.

Tra tutti i luoghi danneggiati dal maremoto dell’11 marzo, questo è quello che più mi fa disperare, letteralmente, come ho già scritto. Tuttavia, è anche quello per cui nutro maggiori speranze per il futuro. Infatti, almeno per l’aspetto paesaggistico, che è poi quello per cui Matsushima è universalmente nota, si può sperare che sia la stessa Natura a fare la sua parte di ricostruzione. Ci vorrà del tempo, e magari il risultato finale sarà diverso da quello al quale ci eravamo abituati, ma tutto ciò rientra nell’evoluzione naturale del nostro pianeta.

Ruins of a temple attached to the Tagajō Castle ruins (多賀城跡 附 寺跡, Tagajōato tsuketari teraato); Special Historic Sites (Tagajo, Miyagi Pref.)
The earthquake caused some cracks over the pavement in front of the main building.
Questo sito archeologico consta delle rovine di una agglomerato urbano databile all’VIII-IX secolo, uno tra i più antichi sopravvissuti del Giappone.

Nikko, Futarasan

Former Kōdōkan School (旧弘道館, kyūkōdōkan); Special Historic Sites & Important Cultural Properties (Mito, Ibaraki Pref.)
The earthquake broke the alarm bell completely.
The tiles over the roofs of the fences fell down completely.
Fondata nel 1841 da Tokugawa Nariaki, allora signore (daimyō) di Mito, la Scuola Kōdōkan è la più antica del Giappone nel suo genere. Al suo interno si formavano gli intellettuali più importanti della regione, studiando le scienze come la matematica e l’astronomia, ma anche i classici confuciani, le strategie militari e le arti marziali. Nei turbolenti anni di passaggio tra il regime feudale dei Tokugawa (1615-1868) e la restaurazione Meiji (1868-1912) vi si istruivano gli ultimi samurai che avrebbero tentato con ogni mezzo di evitare l’incipiente occidentalizzazione. Tokugawa Yoshinobu (1837-1913), figlio di Nariaki e ultimo shōgun giapponese, trascorse in questo complesso alcuni anni del suo esilio. Molti degli edifici di questo notissimo complesso sono ricostruzioni piuttosto recenti, anche se non mancano ambienti originali.

Nikkō Tōshō-gū (日光東照宮), Rinnō Temple (輪王寺, Rinnō-ji), Futarasan Shrine (二荒山神社, Futarasan Jinja); Important Cultural Properties (Nikko, Tochigi Pref.)
Some of the stone monuments fell down.
I siti qui sopra raggruppati si trovano tutti nei dintorni di Nikkō, cittadina celebre del Giappone situata a nord di Tokyo, in una zona davvero spettacolare anche dal punto di vista naturalistico. Il Tōshōgu è uno dei più importanti monumenti del Giappone. Tra i numerosi edifici templari di cui si costituisce, immersi in una straordinaria foresta di criptomerie, si evidenzia il mausoleo dedicato a Ieyasu (1543-1616), primo shōgun dei Tokugawa al quale si deve la riunificazione e la riappacificazione del Giappone dopo un lungo ed estenuante periodo di guerre. Dal punto di vista architettonico e artistico il  Tōshōgu è talmente ricco che la notizia del suo coinvolgimento tra i luoghi artistici maggiormente colpiti dal terremoto dell’11 marzo mi preoccupa e non poco. Che alcuni monumenti in pietra siano caduti, come riferisce il comunicato del Bunkachō, non è una rassicurazione convincente.
Quanto al Rinnōji, esso è il tempio buddhista più importante di Nikkō. Fondato nell’VIII secolo dal monaco Shōdō Shōnin, è noto soprattutto per la “Sala dei tre Buddha” (Sanbutsudō), al cui interno per l’appunto sono conservate tre monumentali sculture di altrettante divinità buddhiste: Amida Nyorai, Senjū Kannon (la Kannon ‘dalle mille braccia’) e Batō (la Kannon dalla testa equina, protettrice del regno animale). Tali divinità sono manifestazioni buddhiste della divinità (kami) shintoiste delle tre montagne di Nikkō. Le immagini di questi ultimi kami sono conservate nel tempio Futarasan, anch’esso menzionato nell’elenco del Bunkachō, per aver subito qualche danno l’11 marzo. Anche questo santuario shintoista fu fondato da Shōdō Shōnin nel 782, a dimostrazione della totale tolleranza religiosa in cui credeva, e tuttora crede, il popolo giapponese.

There is no damage to the culture properties designated by the national government of Hiraizumi’s(平泉) Cultural Heritage (including Chūson-ji (中尊寺), Mōtsū-ji (毛越寺), Temple,etc.)
Beh, quest’ultima è una buona notizia, l’unica in un elenco di disgrazie non da poco.

Questo escursus non vuole essere una commemorazione. Tutt’altro. L’ho inteso come un augurio di pronta rinascita per l’amato Giappone. Ma anche un personale avvertimento a tutti quei giapponesi che hanno potere decisionale, sulle loro mosse future. Ovviamente, con nessuna pretesa che possa essere percepito…