Tra il 6 e l’11 settembre di questo 2023 si terrà a Londra presso Sotheby’s una vendita piuttosto particolare, e molto attesa.
Sei aste, nelle quali saranno esitati centinaia di lotti con oggetti di ogni tipo appartenuti a Freddie Mercury, l’artista leader dei Queen.
Provengono tutti dalla sua residenza londinese di Kensington, acquistata dall’artista nel 1980 e sua residenza fino a quel fatale 24 novembre del 1991.
Freddie aveva una grande passione per l’arte e il collezionismo. Amava circondarsi di dipinti, sculture, mobili e oggetti, sistemati con eleganza nella sua ampia casa londinese.
L’asta, intitolata Freddie Mercury: A World of His Own, sarà dunque un’occasione imperdibile per capire il gusto in fatto d’arte di questo grande personaggio della musica del Novecento.
Inoltre, gli ammiratori (facoltosi…) di questo mito moderno avranno l’occasione di acquistare uno tra i molti cimeli presenti in catalogo, tra costumi di scena, calzature, magliette, gioielli, testi autografati di alcuni dei capolavori dei Queen, strumenti musicali e molto altro.

La Stanza Giapponese nella residenza di Freddie Mercury a Kensington, Londra.

Che Freddie Mercury potesse avere una certa predilezione per le culture dell’Asia non mi stupisce.
D’altronde le sue origini sono indiane e, inoltre, è a tutti noto che fosse dotato di una personalità molto sensibile alla bellezza, e che la sua curiosità fosse irrefrenabile.
Tuttavia, sfogliando il catalogo della vendita, mi ha sorpreso il suo smodato interesse per l’arte orientale, considerando la quantità di manufatti di là provenienti che ha acquisito negli anni.
Porcellane e arredi cinesi, tappeti centro-asiatici, mobili europei decorati con scene di cineserie, miniature indiane e, soprattutto oggetti giapponesi, tra kimono, vasellame in ceramica, lacche, stampe dell’Ukiyo-e, le “immagini del mondo fluttuante”, e curiosità, databili per lo più ai periodi Edo (1603-1868) e Meiji (1868-1912), e al Novecento.

Lot 40: Kimono di tipo furisode, XX secolo.

Sembra che l’origine del suo interesse per l’arte dell’arcipelago estremo-orientale si possa far risalire al 1975, anno in cui per la prima volta la band si recò in Giappone per una serie di concerti. L’artista dichiarò più volte di aver avuto in quella occasione una sorta di rivelazione, e infatti al 1977 si possono collocare con certezza i suoi primi acquisti di stampe giapponesi, proprio presso Sotheby’s che in quell’anno esitò una parte delle straordinarie raccolte di Henri Vever (1854-1942).
Al 1986 risale invece la visita di Freddie Mercury a Arita, la cittadina nell’isola di Kyushu famosa per la sua secolare produzione di porcellane. Il vasellame giapponese è ben presente nella sua collezione, in particolare esemplari delle produzioni Fukagawa e Koransha.
Freddie Mercury aveva sistemato una parte consistente dei suoi oggetti di arte nipponica in un ambiente della sua residenza che aveva esplicitamente denominato Stanza Giapponese.
Si trattava di una sala riservata ai momenti di studio, lavoro, riflessione e meditazione, alla quale potevano accedere solo pochi intimi amici, quasi si trattasse di una Wunderkammer cinquecentesca, una di quelle “Camere delle Meraviglie” nelle quali i principi europei conservavano le rarità più preziose che riuscivano ad acquisire, in cui sperimentavano un piacere culturale solitario, da condividere solo con pochissimi sodali.

Lot 13: Utagawa Hiroshige (1797-1858), Pioggia improvvisa sul ponte Shin-Ohashi e Atake, dalla serie delle Cento Vedute di Edo, 1857.

La presenza di manufatti giapponesi nelle collezioni di Mercury è tale che gli esperti di Sotheby’s hanno giustamente deciso di dedicare un’intera sessione delle sei di cui si compone la vendita a quell’ambito, alla quale hanno dato il sottotitolo di In Love with Japan, prevista per l’11 settembre.
Tuttavia, manufatti giapponesi sono presenti in tutti i cataloghi delle sei aste, a partire dalla più prestigiosa, la Evening Sale del 6 settembre, nel corso della quale saranno offerti i 59 lotti più preziosi, tra cui il pianoforte a coda sul quale Freddie ha composto gran parte delle melodie più celebri dei Queen.

Lot 14: Ando Company, Vaso con carpe, XX secolo.

Il lotto 40 di questa sessione è particolarmente significativo, non tanto per la sua intrinseca qualità quanto per la sua storia connessa con i Queen.
Si tratta infatti del kimono che Freddie indossò nel concerto di Tokyo del 4 giugno 1976, con il quale si concludeva la tournée giapponese, utilizzato anche nei due concerti di Edimburgo del 1° e 2 settembre di quello stesso anno.
E’ un kimono da giovane donna a maniche lunghe (furisode), semplice ma efficace per il tono vivace del rosso e la rada ma elegante decorazione di ventagli stilizzati. Mercury lo acquistò personalmente a Tokyo con l’esplicito fine di utilizzarlo sul palco, ben conscio che si trattasse di un abito di produzione recente. Ha una stima 6.000-9.000 sterline.

Lot 15: Urade Katsuhiko (1955-), Paravento con carpe.

Il lotto 13 della stessa sessione del 6 settembre è forse l’opera di arte giapponese che Freddie ha più amato.
La stampa di Utagawa Hiroshige (1797-1858) intitolata Pioggia improvvisa sul ponte Shin-Ohashi e Atake, dalla serie delle Cento Vedute di Edo del 1857, è senza dubbio una delle icone più note dell’Ukiyo-e, celebre anche per aver ispirato un dipinto di Vincent Van Gogh.
Freddie la conosceva bene: nella sua biblioteca di testi sull’arte giapponese non mancavano volumi sulle stampe.
Una prima volta aveva tentato di acquistarla proprio il 24 marzo 1977, il giorno in cui Sotheby’s proponeva l’esemplare appartenuto a Vever. Il cantante affidò alla sua amica Mary Austin di battere in sala quel foglio, ma la gara fu troppo serrata ed ella dovette rinunciare. Qualche anno dopo riuscì infine ad acquisire in Giappone la stampa che ora Sotheby’s offre al migliore offerente (stima 30.000-50.000 sterline), e che costituisce senza dubbio il capolavoro della sua bella collezione di stampe giapponesi.

Lot 16: Vaso in ceramica Satsuma, fine del XIX secolo.

Un’altra delle passioni di Freddie legate al Giappone erano le carpe koi. Il cantante ne aveva alcuni esemplari nello stagnetto artificiale del suo giardino, sul quale si affacciava anche la Stanza Giapponese.
Carpe decorano anche un grande vaso in metallo lavorato a cloisonné della Ando Company, metà del XX secolo (lot 14, stima 6.000-10.000 sterline), e un grande paravento di tipo tsuitate lavorato con varie tecniche di laccatura, a firma dell’artista Urade Katsuhiko (nato nel 1955) (lot 15, stima 8.000-12.000 sterline).
Ancora carpe si vedono nel grande vaso (cm. 62 altezza) in ceramica di tipo Satsuma al lotto 16 (stima 5.000-8.000 sterline), le quali formano insieme a glicini un tappeto sul quale si sovrappongono riserve con personaggi maschili e femminili. Firmato Kawasaki Toyama, è un tipico esemplare di epoca Meiji di una produzione destinata esplicitamente all’Europa e agli Stati Uniti.

lot 17: Miniatura Mogul, fine del Cinquecento.

In ultimo, voglio segnalare il lotto 17.

E’ una splendida pagina miniata in origine appartenuta a un Akbarnama, un testo illustrato della fine del Cinquecento nel quale si raccontano le cronache del regno di Akbar, il terzo imperatore Moghul (regno 1556-1605) (stima 30.000-50.000 sterline). La scena raffigurata consiste di un principe a cavallo scortato da un folto stuolo di personaggi, alcuni a cavallo e altri a piedi, l’intera composizione ambientata in un paesaggio con rocce e alberi e, nell’angolo superiore destro, uno scorcio di città.
Freddie Mercury acquistò questo foglio presso Sotheby’s Londra il 26 aprile del 1991.
Appena pochi mesi prima che morisse.

Conscio della fine imminente, non è dunque impossibile che questa miniatura gli abbia ispirato una riflessione sulle sue origini.
Nato a Zanzibar in una famiglia Parsi proveniente da Bulsar nell’India occidentale e adepta allo Zoroastrismo persiano, Freddie trascorse gran parte della sua infanzia in India, frequentando una scuola di Bombay, dove poté già allora mostrare il suo precoce talento per la musica e l’arte.
Gli esperti di Sotheby’s, nella breve scheda che accompagna questo lotto, ipotizzano che Freddie si sia voluto identificare con il giovane principe raffigurato su questa pagina miniata, nella quale compaiono insieme quelle influenze persiane e indiane che caratterizzavano le sue stesse origini.
Chissà…