Un impasto pressoché privo di imperfezioni, denso e compatto, di colore bianchissimo, zuccherino, rivestito di un’invetriatura uniforme, oleosa, che può assumere tonalità tra l’avorio e il lattiginoso, con leggere sfumature a volte rosate e a volte azzurrate.
Queste sono le più evidenti caratteristiche della porcellana prodotta a Dehua, cittadina ubicata nella provincia meridionale del Fujian in Cina.
Per la totale assenza di decorazioni policrome, la porcellana di Dehua è nota in Europa come ‘Blanc de Chine’ (‘Bianco di Cina’), definizione francese utilizzata per la prima volta dallo studioso inglese A.W. Franks nel catalogo di una mostra da lui stesso curata tenutasi a Londra nel 1876.

Europeo a cavallo, inizio del XVIII secolo. Porcellana ‘Blanc de Chine’, h. 29,8. Dresda, Porcellansammlung.

La porcellana di Dehua era tuttavia conosciuta in Europa ben prima che si coniasse questa locuzione. Cominciò infatti a essere importata nel Seicento, ottenendo fin da subito uno straordinario successo, e si può affermare che non ci fosse corte a quei tempi che non possedesse esemplari di quella tipologia.
A questo proposito, si può ricordare che L’Elettore di Sassonia Augusto il Forte (1670-1733), il più grande collezionista di porcellane cinesi e giapponesi che la storia ricordi, acquistò centinaia di pezzi di ‘Blanc de Chine’, tuttora conservati nella Porzellansammlung di Dresda.
Tale fu l’ammirazione che la porcellana di Dehua riscosse che pressoché tutte le manifatture attive in Europa dall’inizio del Settecento introdussero nel loro repertorio delle plateali imitazioni degli originali cinesi.

Secondo una leggenda, il fondatore della produzione ceramica di Dehua fu un certo Lin Bing, vissuto all’inizio della dinastia Song, tra il IX e il X secolo. Era un modesto artigiano, che cuoceva il vasellame in un piccolo forno. Avrebbe voluto ingrandirlo, ma tutti i suoi tentativi non sortirono buoni risultati finché, una notte, gli venne in sogno una bellissima donna. Dalla sua pancia prominente e dai suoi seni prosperosi fuoriusciva copioso del fumo. Al suo risveglio, Lin Bing costruì un forno su modello delle forme della donna. Questa volta funzionò, ed egli ampliò finalmente la sua produzione. Venne poi a sapere che quella figura altro non era che la Signora Jin, una delle figlie del Signore del Cielo, la quale aveva deciso di stabilirsi nel Fujian per prendersi cura della comunità locale.
Dopo qualche anno Lin Bing lasciò Dehua per trasferirsi nella regione dello Jiangxi. In suo onore fu costruito un piccolo tempio dove lo si venerava insieme alla Signora Jin. Tuttora esiste un santuario a Dehua, il Palazzo del Drago Ancestrale (Zulong gong), non lontano dalle colline da cui si estrae la terra usata per le porcellane, dedicato a questi due personaggi. Ogni anno, il sedicesimo giorno del quinto mese lunare, i ceramisti locali espongono i loro pezzi migliori e chiedono la benedizione dei numi tutelari.
Sebbene si tratti di una tradizione non confortata da documentazione, in verità simile ad altre relative a diverse realtà ceramiche della Cina, la storia di Lin Bing permette in contestualizzare cronologicamente l’inizio della produzione di ceramica nel Fujian.

‘Vaso di Marco Polo’, XIII secolo. Porcellana del Fujian, h. 12,1. Venezia, Tesoro di San Marco.

Di questo vasellame ne dà notizia anche Marco Polo nel suo Milione. Il viaggiatore veneziano iniziò nel 1295 il lungo viaggio di ritorno verso l’Italia da Zayton (odierna Quanzhou), cittadina portuale non lontana da Dehua. Descrivendo quelle zone, raccontò della ceramica che colà si produceva e lì probabilmente acquistò il piccolo vasetto oggi conservato nel Tesoro di San Marco, esemplare di una tipologia destinata all’esportazione verso il Sud-Est asiatico e le Filippine.
Con il suo decoro fitomorfo a rilievo, l’impasto non puro e un’invetriatura azzurrata percorsa da una fitta crettatura, questo oggetto riflette le caratteristiche della ceramica del Fujian degli esordi.
L’epoca d’oro del ‘Blanc de Chine’ si situa all’incirca tra il 1563 e il 1664, arco temporale che corrisponde al secolo in cui i porti del Fujian riacquistarono il fondamentale ruolo commerciale che avevano avuto durante la dinastia Yuan, perso in seguito all’embargo imposto dagli imperatori Ming che sarebbe stato ristabilito con ancora maggiore fermezza allorché i Qing estesero la loro autorità su quelle zone, ultime ribelli al regime mancese.
In quel periodo fu attivo He Chaozong, universalmente riconosciuto come l’artista più talentuoso che abbia mai lavorato a Dehua. A lui si attribuiscono con certezza alcune opere nelle quali compare il suo marchio impresso, mentre innumerevoli sono le rielaborazioni in stile, le copie e i falsi che circolano nel mercato antiquariale.

He Chaozong, Guanyin, fine XVI-inizio XVII secolo. Porcellana ‘Blanc de Chine’, h. 51,5. Christie’s Hong Kong, 27 novembre 2017, lot 8120, venduta per 2.100.000 €.

I dati biografici che lo riguardano sono scarsissimi, e si limitano in effetti a una sola nota presente in un documento compilato nel 1763 nel quale si elencano le maggiori personalità artistiche del Fujian attive durante la dinastia Ming.
He Chaozong non fu infatti solo un ceramista, bensì un artista completo, straordinario scultore e modellatore di insuperata bravura.
La sua esigua produzione consiste esclusivamente di statue a tutto tondo, raffiguranti divinità del Buddhismo e del Taoismo, tra le quali si distingue Guanyin, il bodhisattva della misericordia che tanti fedeli raccoglieva nel Fujian.
La porcellana ‘Blanc de Chine’ è nota soprattutto per la statuaria devozionale. Sebbene in quello stesso periodo si producesse vasellame, anche quest’ultimo era in realtà destinato al culto, soprattutto quello domestico e privato. Le dimensioni ridotte delle porcellane di Dehua non si prestano infatti all’esposizione pubblica in templi e santuari.

Le fornaci di Dehua rimasero attive anche durante la dinastia Qing, nonostante poche notizie certe si possano riferire a questo periodo. La scarsità di documentazione e l’assenza di iscrizioni con date e marchi di regno – che spesso invece compaiono nei pezzi realizzati nelle fornaci imperiali di Jingdezhen- sulla porcellana ‘Blanc de Chine’ del XVIII-XIX secolo, sono elementi che complicano il tentativo di assestare cronologicamente questa produzione più tarda. Tenendo inoltre presente che le argille e le tecniche per cuocere questa porcellana sono rimaste sostanzialmente invariate per molti secoli, si possono dunque fare solo considerazioni di ordine stilistico.

Su Xuejin (1869-1919), Magu con il cerbiatto, fine XIX-inizio XX secolo. Porcellana ‘Blanc de Chine’, h. 39,4. New York, The Metropolitan Museum of Art.

Più numerosi sono invece i punti di riferimento che riguardano le porcellane del Fujian destinate all’esportazione, che proseguì con una certa intensità almeno fino alla metà del Settecento. Stimolati dalla crescente richiesta, i ceramisti di Dehua introdussero nel loro repertorio temi di chiara ispirazione europea, tra i quali figure di olandesi e soggetti legati alla dottrina cristiana.
Al contrario, tra Sette e Ottocento il numero di sculture destinate al mercato interno decrebbe vistosamente, finché non vi fu una ripresa della produzione di questo tipo verso la fine del XIX secolo.
Artisti quali Su Xuejin (1869-1919) e il suo allievo Xu Youyi (1887-1940) modellarono figure di divinità nel solco della tradizione. Le loro sculture riflettono tuttavia un approccio stilistico più esuberante rispetto a quello ‘classico’ e moderato che connota le opere concepite quasi tre secoli prima da He Chaozong e i suoi contemporanei.
L’attività di questi due artisti prosegue tutt’oggi nelle fornaci di Dehua grazie ai loro eredi che continuano a realizzare sculture devozionali con i metodi e le tecnologie del passato, mentre tutt’intorno proliferano piccole e grandi imprese di tipo industriale, nelle quali i forni a carbone sono stati sostituiti da forni elettrici.
Il Victoria & Albert Museum di Londra, nel quale si conserva una straordinaria selezione di porcellane di Dehua, ha organizzato nei primi mesi del 2020 una esposizione temporanea intitolata Blanc de Chine, white porcelain from China, mettendo a confronto la produzione tradizionale con quella contemporanea con ambizioni artistiche, esemplificata al meglio dalle opere di Su Xiangzong (1968-), discendente dalla famiglia di Su Xuejin e autore di opere sperimentali in cui il proverbiale candore della porcellana ‘Blanc de Chine’ si adegua ai cambiamenti della modernità.

Su Xiangzong (1968-), Landscape 2. Porcellana ‘Blanc de Chine’, 2017.