“Amo i paraventi cinesi da quando avevo 18 anni… Sono quasi quasi svenuta di gioia quando, entrando in un negozio cinese, ho visto per la prima volta un Coromandel… I paraventi sono stati la prima cosa che ho acquistato…”.

Con queste parole Coco Chanel (1883-1971) raccontava la sua grande passione per i paraventi cinesi di stile Coromandel. Nel corso della sua vita non avrebbe mai smesso di acquistarne, formando infine una collezione di ben trentadue esemplari, disseminati nelle stanze delle sue residenze, e in particolare nel suo storico appartamento al numero 31 di rue Cambon a Parigi, dove ne esponeva ben otto.

Coco Chanel e i suoi paraventi Coromandel

Capisco benissimo l’emozione che la divina Mademoiselle abbia potuto provare. D’altronde io stesso ebbi un sussulto quando per la prima volta ne vidi uno da vicino nell’ormai lontano 2002. Ero alla ricerca dei manufatti cinesi e giapponesi conservati a Palazzo Pitti e scandagliavo chirurgicamente tutti gli anfratti meno frequentati della reggia fiorentina.
Quel giorno mi dedicavo a esplorare un deposito di quello che allora era il Museo degli Argenti. Il piccolo ambiente era saturo di oggetti d’ogni tipo, dalle cornici alle porcellane, dalle sculture agli intagli. Lì, in un angolo, notai quello che era senza dubbio un paravento chiuso. Faticai, e non poco, sebbene avessi aiuto, a tirarlo fuori poiché pesava moltissimo. Lo trascinammo in una stanza adiacente più ampia, e cominciai a sfogliare le pagine di legno.

Lo spettacolo che si offrì ai miei occhi fu tale che ancora oggi, a distanza di quasi vent’anni, è rimasto indelebile nella mia memoria. Una profusione inaudita di colori accessi, rilevati su una superficie di oltre due metri per altezza e quattro e mezzo per larghezza. Uccelli di ogni tipo riempivano con gaudio la scena principale, radunati attorno a due maestose fenici, tra fiori di specie diverse e alberi nel pieno rigoglio. Tutt’intorno, a incorniciare questa composizione ispirata alla natura, un fregio con una selezione delle Cento Antichità, con oggetti di vario genere, tra vasi con fiori, contenitori arcaici, giade e oggetti rituali.

Paravento Coromandel. Cina, 1660 (?). Firenze, Palazzo Pitti.

Pubblicai quella meraviglia qualche anno dopo, nel 2005. Allora ipotizzai, e ancora ne sono convinto, che quel paravento fosse appartenuto ai Medici, entrato quindi nelle collezioni granducali prima del 1743, anno in cui quella famiglia si estinse. Studiandolo, rilevai la presenza di un’iscrizione nella quale si faceva riferimento al ciclo sessagenario cinese: potei quindi ipotizzare che fosse stato realizzato nel 1720, sebbene non potessi escludere che la data si riferisse invece al 1660 che, anzi, a oggi mi sembra più plausibile.
Queste due date alternative sono infatti entrambe incluse nel periodo in cui questo genere di manufatto cinese era realizzato, sia per il mercato interno sia per quello dell’esportazione verso l’Europa.
Alcune botteghe attive nel sud della Cina cominciarono a realizzare proprio all’inizio del Seicento manufatti laccati decorati con quella particolare tecnica che avrebbe poi preso il nome di Coromandel (nota in cinese come kuan cai, letteralmente “policromo e intagliato”). Si trattava prevalentemente di paraventi con struttura in legno sulla quale – dopo aver apposto una preparazione a base di leganti di vario tipo – si applicavano diversi strati di lacca scura. Una volta concepito il disegno della decorazione, si scolpiva la superficie più o meno in profondità e si stendevano pigmenti policromi che assecondassero lo svolgimento dell’ornato.
I soggetti di questi paraventi erano piuttosto codificati. Scene di palazzo con architetture, giardini e nugoli di figure; scene di caccia con figure al galoppo tra rocce e vegetazione; paesaggi con montagne, corsi d’acqua e padiglioni, a volte raffiguranti posti reali quali Canton; composizioni con fiori e uccelli, del tipo che caratterizza l’esemplare fiorentino; scorci di paesaggio con animali, reali o mitologici. Non mancano lunghe iscrizioni calligrafiche: in certi casi i testi fanno riferimento alla persona che ha commissionato il paravento, ma non mancano anche trascrizioni di brani letterali e poesie, riprodotti con particolare attenzione alla fluidità dei caratteri. Anche le bordure ricalcano quasi sempre un repertorio ben definito: oltre alle Cento Antichità, si ritrovano spesso riquadri con animali di vario tipo, oppure fregi geometrici, o ancora stilizzazioni vegetali.

L’arrivo dei primi paraventi Coromandel in Europa risale alla fine del XVII secolo. Fu allora che venne in auge nelle più importanti corti del continente la moda di allestire singoli ambienti delle maggiori residenze con un gusto cinese che consentisse di soddisfare un innato desiderio di esotismo.
Tra le tipologie con cui questi ambienti potevano essere allestiti vi era anche quella che prevedeva l’utilizzo dei paraventi Coromandel come boiseries. I manufatti originali venivano così smontati e ricollocati a rivestire le pareti della stanza, dando così l’opportunità di immergersi completamente in un contesto misterioso e bizzarro. La stessa Coco Chanel utilizzò una simile soluzione per una delle stanze del suo appartamento parigino.

Stanza delle Lacche Coromandel, 1695. Amsterdam, Rijksmuseum.

Tra le più antiche e più affascinanti ‘Stanze delle Lacche’ con pannelli Coromandel sopravvissute ai fatti della storia, si può citare quella attualmente conservata presso il Rijksmuseum di Amsterdam, recentemente restaurata. Messa in opera nel 1695, in origine si trovava a Leeuwarden, nel palazzo dell’amministratore locale, e più precisamente nell’appartamento della sua consorte, la principessa Albertina Agnese d’Orange e Nassau (1634-1696), a confermare che il gusto per questo genere di allestimento era particolarmente prediletto dalle donne. In questa stanza, arredata inoltre con mobili e porcellane cinesi e giapponesi, la nobildonna olandese sorbiva insieme alle sue amiche più strette il tè – la bevanda allora più alla moda – fantasticando su quei luoghi sconosciuti e su quelle genti così diverse.

Il regno di Kangxi fu certamente il periodo in cui i paraventi Coromandel ottennero maggiore successo in Europa, sebbene continuassero ad arrivare in un certo numero ancora per tutto il XVIII secolo.

Bernard II van Risenburg, Commode con pannelli Coromandel, 1740-45 circa. New York, The Metropolitan Museum of Art.

Nella Francia di Luigi XV (1710-1774), periodo durante il quale il gusto per la Chinoiserie raggiunse un vertice insuperato, venne in auge un’altra moda che ebbe ancora una volta tra i suoi protagonisti i paraventi Coromandel. Gli ebanisti parigini sperimentarono infatti l’uso degli originali pannelli laccati cinesi come decorazione di mobili che nelle forme e nelle strutture presentavano caratteristiche visibilmente europee. Commodes, secretaires, consolles e bureaus dalle linee sinuose, impreziositi da movimentate appliques in bronzo dorato, si arricchivano di inserti sagomati estratti da originali paraventi Coromandel. Un connubio riuscito di Cina e sapienza europea che divenne in breve emblema di un fenomeno di gusto pervasivo, stimolato da personaggi come Madame de Pompadour (1721-1764), favorita del sovrano francese, che fu grande ammiratrice della cultura cinese e della sua trasposizione europea.

Fu ancora nel Settecento che si diffuse il temine Coromandel per descrive queste particolari lacche cinesi. Una definizione in effetti piuttosto fuorviante, considerando che Coromandel è in realtà un’ampia regione costiera nel sud-est della penisola indiana che nulla ha quindi a che vedere con la lacca cinese. Probabilmente, a quei tempi non vi era ancora assoluta certezza sul luogo in cui realmente quelle lacche fossero realizzate, ovvero nel sud della Cina, e forse si attribuì quella definizione per segnalare uno dei luoghi in Asia dove maggiormente erano attive in campo commerciale le potenze europee. Il monopolio sulla regione di Coromandel era infatti conteso da molti stati che la consideravano un ottimo scalo intermedio nel lungo viaggio tra la Cina e il Vecchio Continente.
Le tecniche Coromandel furono utilizzate in Cina anche nell’Ottocento e nel Novecento. Tuttavia, la qualità che contraddistingue i paraventi realizzati tra la metà del Seicento e i primi decenni del Settecento non sarebbe mai stata neanche lontanamente uguagliata.
Ne sono prova i prezzi molto alti che questi manufatti più antichi possono raggiungere nell’attuale mercato dell’arte, desiderati trasversalmente sia da acquirenti asiatici animati dalla volontà di riappropriarsi di vestigia del proprio passato, sia da compratori europei che abbiano anche una qualche conoscenza sulla storia gloriosa di questi tesori d’arte cinese.

Paravento Coromandel. Cina, regno di Kangxi. Christie’s New York, 15 settembre 2017, venduto per $ 200.000.

Paravento Coromandel, retro. Cina, regno di Kangxi. Christie’s New York, 15 settembre 2017, venduto per $ 200.000.

 

Paravento Coromandel. Cina, regno di Kangxi. Bonham’s Londra 17 maggio 2018, venduto per £ 345.000.

 

Paravento Coromandel, retro. Cina, regno di Kangxi. Bonham’s Londra 17 maggio 2018, venduto per £ 345.000.