Io amo il mio mestiere.
Per tanti motivi.
Ho giornalmente a che fare con cose più o meno belle, qualche volta bellissime.
Ho l’opportunità di conoscere tante persone, a volte simpatiche, anche molto, a volte no, per niente.
E poi, soprattutto, lo amo, perché si impara sempre.
In pratica, mai si potranno esaurire gli spunti per imparare, e il sacco virtuale che mi porto dietro le spalle come Budai mai si riempirà del tutto, e sempre ci sarà invece spazio per accogliere nuova conoscenza.
Certo, nel mio mestiere l’errore è sempre dietro l’angolo. Sbagli nella valutazione, nell’interpretazione di un oggetto, nell’identificarlo come genuino, oppure riproduzione, o ancora falso.
Questo è vero, l’ho sperimentato, soprattutto nell’ambito della porcellana cinese che, nel collezionismo di arte asiatica, è certo il bene più ricercato, intorno al quale si muovono quantità incredibili di soldi.
Tutte le specialità dell’arte del mondo sono contaminate da falsi, ma la porcellana cinese a mio parere vince in questa classifica, poiché i ceramisti cinesi sono da sempre degli artisti straordinari, capaci di riprodurre con abilità fuori del comune le caratteristiche precipue dell’antico vasellame.
Tuttavia, con il trascorrere del tempo, e dunque con l’esperienza ‘sul campo’ che si accumula, anche nell’ambito della porcellana cinese si possono costruire quel minimo di certezze indispensabili a evitare brutte sorprese.
Oggi mercoledì 3 luglio 2025, una casa d’aste di Firenze ha venduto un vaso in porcellana alla ragguardevole cifra di € 360.000, alla quale vanno aggiunti i diritti d’asta, per un totale non lontano dunque dal mezzo milione di euro.
Il sabato precedente, incuriosito, sono andato a vedere l’esposizione. Poiché si trattava di una cosiddetta ‘house sale’, ovvero della vendita di tutti gli arredi di una residenza, l’esposizione si teneva in una bellissima villa quattrocentesca sulle colline vicinissime alla città, e infatti dalla veranda della magione si poteva ammirare una veduta straordinaria della culla del Rinascimento.
Poche cose orientali tra cui, per l’appunto il vaso.
Chi se lo è aggiudicato non ha neanche tenuto in considerazione l’evidente rottura che dalla zona inferiore della parete si propaga per buona parte della base.
Alto oltre 80 cm, il vaso ha il marchio di Qianlong, e presenta sul corpo una decorazione a pannelli in cui si alternano composizioni floreali a poesie compilate dallo stesso imperatore. Sul resto della superficie si dispongono motivi floreali, geometrici e di buon augurio, nel repertorio più tipico della porcellana imperiale del Settecento.
L’ho visto, l’ho toccato.
Non autentico.
Forse vintage, metà del Novecento.
Bello, di grande presenza, forse poco congruo con il resto dell’arredo della villa, ma poteva senz’altro reggere la stima di € 5.000-10.000, con una partenza alla stima inferiore.
E invece…
360.000 €, quasi da non crederci.
Soprattutto se si mette a confronto con un altro vaso analogo venduto da Christie’s Hong Kong il 30 maggio 2022 a 10.050.000 HKD, oltre un milione di euro. Una cifra in effetti non altissima se si pensa alla provenienza certamente imperiale di questo oggetto, che forse potrebbe aver avuto dei problemi di conservazione, non lo so.
Sta di fatto che il confronto puntuale tra quest’ultimo vaso e il pezzo venduto oggi a Firenze è impietoso, con il primo che emoziona per la qualità della pittura in tutti i suoi dettagli, come si addice a un oggetto che doveva entrare a far parte dei beni a disposizione di Qianlong.
In confronto, il vaso fiorentino appare modestissimo, privo di tutti quei requisiti di minuzia nell’applicazione del decoro a smalti policromi e delle stesure dorate. Per non parlare del marchio, vergato con un inchiostro rosso scurissimo che è lontano un miglio rispetto al rosso di ferro del vaso di Hong Kong, nella tonalità tipica dei marchi autentici di quel periodo.
Resta da capire come sia stato possibile un simile balzo nei rilanci, io ho qualche idea che è frutto proprio di quell’esperienza di cui scrivevo in apertura di questo breve testo, ma mi tengo le ipotesi per me fin quando le voci che già circolano su questa vendita non diverranno più concrete.
Nel frattempo, cercherò di capire se chi ha smanettato impunemente con il dito sul tasto “Fai la tua offerta” sarà così convinto del suo acquisto da sborsare una tale cifra.
Bisogna avere fede!
