Grazie alla gentilezza della dott.ssa Eleonora Mazzeo, Junior Specialist di arte cinese presso Christie’s Londra, alla quale va il mio vivo ringraziamento, ho qui sul mio tavolo, ora, gli splendidi cataloghi delle prossime due vendite all’incanto di arte estremo-orientale che la celebre casa d’aste ha organizzato per questo novembre.
A parte il godimento che mi provoca la versione cartacea di un catalogo, come di ogni altro genere di libro, in barba alle pur incontestabili comodità del web, dell’e-book e di altro genere di supporto telematico per la lettura, l’arrivo a casa mia di questi due cataloghi mi ha provocato un plateale cambio di umore che, nel suo evolversi, potrei così riassumere: fortissima sensazione di disagio, quindi tensione, poi una sorta di pre-nervosismo, e infine vera e propria tristezza.
Questa la ragione di tale reazione ‘fantozziana’ (ricordate i colori del volto di Villaggio dopo aver inghiottito la bomba piccante?). Ahime, io sapevo di queste due aste, poiché queste rientrano nel grandioso programma dell’Asian Art in London, un evento di speciale importanza che si tiene nella capitale britannica dal 4 al 13 novembre al quale, causa buoni impegni di lavoro, non potrò assistere…
Avrei partecipato con gioia e gaudio alle conferenze, ai seminari, alle visite guidate a musei che si susseguiranno incessantemente per tutto il periodo di questa manifestazione, coinvolgendo istituzioni come il British Museum e il Victoria and Albert…
Una specie di paradiso per gli appassionati che, per la ricchezza del programma, dovranno addirittura perdersi qualcosa, pur spostandosi freneticamente da uno all’altro dei luoghi in cui si tengono gli eventi. Almeno, mi potrò consolare visitando il ricco sito web che promuove l’iniziativa, benedicendo in questo caso le meraviglie dei progressi tecnologici, che appena sopra ho osato millantare.
Naturalmente, all’Asian Art in London partecipano in modo attivissimo i mercanti e le principali case d’aste del mondo che hanno sede anche a Londra, con aperture straordinarie delle gallerie e vendite di pregio organizzate per l’occasione, consapevoli che in quella settimana, tra la marea umana che ininterrottamente affolla le strade della bellissima Londra, non pochi saranno coloro i quali – provenienti da tutto il mondo – hanno organizzato il viaggio in Inghilterra al fine di acquistare un’opera d’arte asiatica.
Le due aste di mercoledi 10 e di venerdì 12 costituiscono quindi la proposta di Christie’s South Kensington per l’Asian Art in London.
Quella del mercoledì è dedicata all’arte giapponese. Si tratta di circa 500 lotti (che cifra!) con una qualità media che definire buona è forse riduttivo. Oltre ad una estrema varietà delle proposte, per arco cronologico (dal XIV al XX secolo), e diversità di materiali e tecniche artistiche (lacche, stampe, ceramiche, porcellane, netsuke, sculture, cloisonnées, bronzi, dipinti, paraventi, design, mobili, argenti, inrō, tessuti, tsuba, lame), nella selezione si individuano tipologie di manufatti che negli ultimi tempi il mercato dell’arte giapponese aveva solo raramente potuto offrire, e quasi mai in tanta copia.
Mi riferisco in particolare alle lacche che, a mio parere, si possono ritenere tra le più raffinate creazioni dell’ingegno artistico umano. Così gli occidentali già la pensavano nei secoli scorsi, allorché preferivano senz’altro pagare cifre importanti per avere oggetti in lacca realizzati in Giappone piuttosto che accontentarsi delle lacche cinesi o di quelle birmane le quali, pur degne di tutto il nostro rispetto e pur essendo molto meno costose, non potevano competere in qualità con quelle nipponiche.
Cospicua è anche la selezione di porcellane, quasi tutte realizzate nell’area di Arita (non lontano da Nagasaki) tra il XVII e il XVIII secolo, alle quali si devono poi aggiungere quelle prodotte in epoca Meiji (1868-1912), anche queste rappresentate con varietà nell’asta londinese. Per il mio gusto, non posso non inserire tra i desiderata il bel vaso policromo al lotto 61, della metà del Seicento secolo circa, ornato in bella e vivace policromia con una scena di paesaggio lacustre.
Tra le stampe ho notato con piacere la presenza di alcuni capolavori di Utagawa Kuniyoshi (1797-1861), la cui popolarità è giustamente in costante crescita dopo la mostra della Royal Academy of Arts che lo ha visto protagonista l’anno scorso.
Mentre non entusiasmano i pochi netsuke proposti, molto belli sono alcuni inrō, per gran parte provenienti dalla collezione Brozman, alcuni dei quali sopraffini per dettaglio pittorico e scelta del soggetto decorativo. A me è sembrato molto interessante quello al lotto 439, firmato Shojosai saku, ornato con una scena con una nave olandese e alcuni mercanti nell’atto di esaminare le merci.
L’asta di venerdì 12 è invece dedicata all’arte cinese. Anche in questo caso la selezione è ricca, con circa 500 lotti. Tessuti, porcellane e ceramiche, sculture in vari materiali, snuff bottles, giade, cloisonné, dipinti, lacche, etc., databili per lo più alla dinastia Qing (1644-1911) e alla prima metà del XX secolo.
Tra le tipologie che mi hanno maggiormente interessato, ho notato la sempre più frequente presenza in aste di questa importanza di porcellane del periodo repubblicano (1912-1949). Fino a qualche tempo fa considerate inferiori per qualità alle produzioni più antiche, negli ultimi tempi il loro valore artistico e commerciale è notevolmente, e giustamente, aumentato. La qualità di questi manufatti è infatti in moltissimi casi alta, per purezza della porcellana, equilibrio delle forme e raffinatezza della stesura pittorica e della scelta cromatica. A mio parere, questa famiglia di porcellane cinesi avrà nei prossimi anni sempre maggiore consenso.
Di ottima qualità anche la scelta dei contenitori in metallo smaltati a cloisonné. Pur avendo questa tecnica artistica cinese alcuni limiti che direi ‘fisiologici’, ad esempio la monotona ripetitività della scelta cromatica e dei temi delle decorazioni, alcuni esemplari possono essere davvero notevoli. Tra quelli proprosti da Christie’s ho preferito il vaso di forma meiping al lotto 1141, alto cm. 31 e ornato con una colorazione non usuale, con un fondo blu scuro e varie tonalità di verde. La sua datazione al XVIII secolo non mi convince del tutto: tuttavia, non posso non notare la sua bella qualità.
In ultimo, per questa sessione di arte cinese della Christie’s, vorrei segnalare la folta presenza di manufatti tessili, soprattutto abiti tradizionali. Tuttavia, il tessile che mi è più piaciuto è quello di tipo kesi al lotto 1489, decorato in una composizione ‘classica’ per questo genere di manufatto, con uno splendido qilin in corsa tra rocce, onde marine e nuvole. Un oggetto prezioso e raro che, da quanto si percepisce dalla foto, sembra anche in ottime condizioni di conservazione.